Ci scrivono - La prevenzione non serve a nulla?

   risponde d.ssa Fulvia Pedani

Buongiorno.
Sono stata sottoposta circa 4 anni fa a mastectomia dx per carcinoma duttale infiltrante.
Sono seguite chemioterapia, infusioni di Herceptin e proseguo tuttora terapia con Femara.
Fino ad ora, in occasione delle visite semestrali di follow up, mi venivano prescritti - tra i vari esami - i marker tumorali, eco addome, e annualmente rx torace e mammografia.
Alcuni giorni fa, in occasione dell'ultimo controllo, l'oncologa mi ha spiegato che, in conformità con le nuove linee guida governative, non mi può più prescrivere tali controlli: né marker, né eco, né rx, né mammo.
Tali controlli si potranno fare solo in presenza di sintomi che facciano sospettare una recidiva.
Secondo l'oncologa gli esami preventivi sarebbero in effetti poco significativi, dato che risulterebbero a volte positivi quando non c'è recidiva e viceversa.
Sono sconcertata: a cosa servono i controlli fai finora e perché continua la campagna sulla prevenzione?
Mi chiedo anche se questa linea comportamentale abbia a che fare con il fatto che sto per compiere 65 anni.
Mi aiutate a capire?
Attendo fiduciosa un riscontro e vi mando un caro saluto.  



Risponde la d.ssa Fulvia Pedani - SC Oncologia Medica 2, Città della Salute e della Scienza di Torino
Gentile Signora ,
Secondo le linee guida internazionali obiettivo principale del “follow up”, ovvero delle visite periodiche di controllo dopo il trattamento primario del carcinoma mammario in pazienti asintomatiche e in assenza di indicazioni cliniche, senza evidente dubbio di malattia, è :

  • riconoscimento precoce di recidive di malattia potenzialmente trattabili in modo radicale
  • gestione ed il monitoraggio degli effetti collaterali della terapia a breve e lungo termine
  • fornire supporto psicologico e riabilitativo


 Dall’analisi dei dati della letteratura , il rischio di recidiva di malattia è più elevato nei primi 5 anni dopo la diagnosi, e varia in funzione delle caratteristiche biologiche del tumore e del trattamento effettuato. Nonostante tali evidenze non esistono dati a supporto di un follow up individualizzato sulla base dello stadio o della caretteristiche biologiche del tumore.
Un’accurata visita medica con una dettagliata raccolta anamnestica (ogni 3-6 mesi nei primi 3 anni dalla diagnosi, ogni 6-12 mesi per i 2 anni seguenti , annuale dopo i 5anni), associata alla mammografia annuale per 10 anni quindi biennale in chi ha superato 50 anni, rimangono i cardini di quello che attualmente viene considerato un follow-up ottimale. Le donne devono essere adeguatamente educate a riconoscere eventuali sintomi legati ad una possibile ripresa di malattia come pure quelli connessi col trattamento.
Due importanti studi (GIVIO e Rosselli del Turco) condotti su un totale di 2.563 donne, hanno evidenziato che un follow up convenzionale basato su esame clinico periodico e mammografia annuale confrontato con un follow up intensivo comprendente rx torace, scintigrafia ossea, ecografia addominale e marcatori tumorali, non ha dato sostanziali differenze in sopravvivenza indipendentemente dal sottotipo.
Non vi sono dati riguardo all’età in cui sospendere il controllo mammografico, che per altro nelle donne più anziane è altamente sensibile. Pertanto, la decisione di sospendere i controlli annuali dovrebbe essere individualizzata per ogni paziente e pesata in relazione alla qualità e all’aspettativa di vita.
L’utilizzo routinario della Risonanza Magnetica mammaria è consigliato nelle donne portatrici di mutazione dei geni BRCA1/2 e TP53, per le quali è notevolmente aumentato il rischio di sviluppare un secondo carcinoma della mammella.
Più complessa è la valutazione dei marcatori biochimici (CEA-CA15,3) potenzialmente più sensibili in studi clinici separati, su oltre 9000 pazienti, a documentare precocemente una ripresa di malattia. Tuttavia la limitata specificità e sensibilità come pure l’assenza di studi clinici prospettici randomizzati che dimostrino una relazione tra anticipazione diagnostica e prognosi non consentono di consigliare l’utilizzo routinario dei marcatori tumorali sierici durante la fase di follow-up attivo.
Al termine del follow up specialistico per il periodo di maggiore rischio, la paziente può proseguire con il Medico di Medicina Generale (MMG) i controlli periodici con mammografia e visita clinica annuale. Secondo le linee guida americane la presa in carico può avvenire già circa un anno dopo la diagnosi, se la Paziente lo desidera.
Riguardo alla sorrveglianza di eventuali effetti collaterali, particolare attenzione va posta in chi ha eseguito schemi chemioterapici contenenti antracicline, poiché possono associarsi a tossicità tardiva nel 1,6%- 5,1% dei casi (oltre 12 mesi dal termine) o precoce nel 1,6%-2,1% dei casi (durante o entro 12 mesi dal termine della chemioterapia). Le linee guida della Società Europea di Oncologia suggeriscono, se non clinicamente altrimenti indicata, una valutazione a 6 mesi dal termine della chemioterapia, annualmente per 2 o 3 anni e quindi ogni 3-5 anni. Le pazienti ad alto rischio, quelle che hanno ricevuto dose cumulativa di antracicline elevata e le pazienti anziane possono essere sottoposte ad un monitoraggio più frequente. Suggeriscono inoltre una valutazione ecocardiografica entro 12 mesi dall’ultima dose di antracicline nelle pazienti > 65 anni con fattori di rischio (ipertensione, dislipidemia, diabete, LVEF ridotta al basale).
In corso di terapia con inibitori dell’Aromatasoìi (Anastrazolo-Letrozolo- Exemestane) è consigliato un controllo periodico dei livelli ematici di colesterolo e trigliceridi e della densitometria ossea.
Da quanto sopra emerge che nel suo caso specifico un controllo clinico periodico, Mammografico annuale e cardiologico da valutarsi in base all'ultimo controllo sono consigliati; inoltre la densitometria ossea ogni 18-24 mesi e il profilo lipidico semestrale/annuale sono ancora consigliati almeno fino al termine della terapia con Femara.