Quanto dura l'effetto della chemioterapia sul sistema immunitario?

   Salute seno, Tiziana Moriconi, 18/03/2016

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Uno studio pubblicato su Breast Cancer Research indaga gli effetti dei farmaci sugli anticorpi, e mostra come anche l'abitudine al fumo possa incidere sull'indebolimento delle difese



È noto che le chemioterapie possono comportare un abbassamento delle difese immunitarie. Sono stati condotti molti studi sul loro impatto sul sistema immunitario durante i trattamenti e nel breve periodo seguente, ma il loro effetto a lungo termine è ancora poco conosciuto. È da questo presupposto che sono partiti i ricercatori dell'Università di Leeds, nel Regno Unito, che hanno svolto una indagine su un piccolo gruppo di donne – 88 – con una diagnosi di tumore al seno, ricoverate presso il Leeds Teaching Hospitals NHS Trust.

Lo studio. I ricercatori hanno misurato i livelli di diversi tipi di linfociti (le cellule del sistema immunitario) prima di cominciare il trattamento, e poi di nuovo a due settimane e a 9 mesi dal termine. All'inizio i valori erano tutti entro i parametri normali e non differivano significativamente da quelli della popolazione.

L'effetto sui linfociti. Come era facile immaginare, i livelli dei principali tipi di linfociti (B, T e NK- Natural Killer, che insieme difendono il nostro corpo dalle infezioni batteriche e virali) erano scesi notevolmente dopo la chemioterapia. L'impatto sulla maggior parte di queste cellule è durato comunque solo un breve periodo, e dopo 9 mesi molti dei linfociti erano tornati ai livelli pre-chemio.

Un effetto di più lunga durata è stato però osservato sui linfociti B e su di un tipo di linfociti T, detti helper (CD4+ T), entrambi implicati nella “produzione” di anticorpi. I livelli di entrambe queste cellule sono rimasti bassi, raggiungendo un valore pari soltanto al 65% di quello iniziale.

L'effetto sugli anticorpi per tetano e polmonite. I ricercatori hanno anche misurato i livelli degli anticorpi per il batterio che causa il tetano e per lo pneumococco, che causa la polmonite (la popolazione britannica viene vaccinata per entrambi), mostrando che anche in questo caso vi è un abbassamento che si protrae oltre i 9 mesi.

Sono stati poi comparati gli effetti del regime con le sole antraclicline e di quello con antraclicline associate ai taxani: nel primo caso, i livelli dei linfociti si sono ristabiliti completamente, mentre il secondo trattamento è stato associato a uno scarso recupero.

L'impatto del fumo sul sistema immunitario. Ma non è tutto: un altro fattore che sembra giocare un ruolo chiave nel rallentare la ripresa è il fumo. Trascorsi i 9 mesi, i linfociti nelle fumatrici (25 pazienti delle 88) avevano raggiunto un livello che era appena la metà di quello pre-chemio, mentre per le non fumatrici si parla di un recupero dell'80% in media.

“Siamo rimasti sorpresi dal fatto che l'impatto della chemioterapia perduri così a lungo”, ha detto Thomas Hughes, uno degli autori dello studio pubblicato su Breast Cancer Research: “Siamo anche stupiti che il fumo e i diversi agenti chemioterapici influenzino le dinamiche del recupero. Ne dovremmo tener conto, ma altre ricerche sono necessarie”. Non è infatti possibile stabilire chiaramente e senza dubbi un nesso diretto di causa-effetto, perché molti altri fattori – che qui non sono stati presi in considerazione – potrebbero influenzare la ripresa del sistema immunitario.

Lo studio pone comunque una riflessione: per alcune ex pazienti potrebbe essere utile monitorare nel tempo il livello dei linfociti e valutare la possibilità di nuove vaccinazioni contro le malattie più diffuse.

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