Un nuovo approccio terapeutico per il tumore lobulare

   HealthDesk, 02/03/2016

CANCRO AL SENO

Dopo quattro anni di studio su 600 pazienti i ricercatori dell’Istituto Jules Bordet insieme a quelli del Wellcome Trust Sanger Institute di Cambridge, dell’Università Statale di Milano, dell’Istituto Europeo di Oncologia e dell’Istituto Nazionale dei Tumori hanno ottenuto un risultato promettente. La ricerca si concentrava sul tumore al seno lobulare, un cancro ancora poco studiato che rappresenta dal 10 al 15 per cento dei tumori al seno.

Gli scienziati hanno identificato diverse mutazioni di specifici geni nei tumori lobulari grazie alle nuove tecnologie di sequenziamento del DNA. Il risultato, pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, potrebbe avere ricadute positive sulla terapia. Il cancro lobulare potrebbe beneficiare infatti di un approccio terapeutico specifico diverso dagli altri tipi di tumori al seno come quelli duttali. I carcinomi lobulari hanno un comportamento clinico particolare: tendono a recidivare più tardivamente dei tumori duttali e in altri organi. Ad oggi la maggior parte della ricerca si è concentrata sui tumori duttali, pertanto i tumori lobulari vengono trattati nello stesso modo degli altri tipi di tumori al seno.

Attualmente la scelta del trattamento per il cancro al seno è basata sulle caratteristiche del tumore, inclusi i recettori degli estrogeni e HER2, un recettore per il fattore di crescita epidermico. In particolare, i pazienti i cui tumori esprimono il recettore degli estrogeni sono in genere trattati con terapia ormonale, mentre nei tumori con sovra-espressione di HER2 le pazienti ricevono un trattamento mirato a tale proteina (Herceptin).

Lo studio dimostra che alterazioni nel gene per il recettore degli estrogeni o nei geni coinvolti nella sua regolazione si presentano in misura maggiore rispetto ai tumori duttali: la presenza di queste mutazioni potrebbe essere associata alla risposta o resistenza a differenti terapie ormonali, influenzando quindi la scelta della terapia. Sarà necessario approfondire questo risultato con studi clinici mirati.

Lo studio è stato principalmente finanziato, in Belgio, dalla Susan G. Komen, da Amici dell’Istituto Bordet, dal Fondo nazionale per la ricerca scientifica (FNRS), dalla Fondazione MEDIC e dalla Breast Cancer Research Foundation (BCRF) e, per l’Italia, dalla Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC).