Informazione e prevenzione. Dopo il seno anche utero e ovaie

   Sportello Cancro, Vera Martinella, 25/04/2016

SALUTE
In 20 anni le guarigioni dal tumore alla mammella sono raddoppiate ma sono oltre 10 mila le donne che nel 2015 hanno affrontato il cancro uterino


La ricerca sul tumore al seno ha cambiato la vita di migliaia di donne. Negli ultimi 20 anni le guarigioni sono raddoppiate e per quella che resta tuttora la forma di cancro più diffusa fra le italiane, con quasi 48mila nuovi casi nel 2015, il futuro fa ben sperare: a 5 anni dalla diagnosi è vivo l’87 per cento delle pazienti e se la malattia viene identificata nelle fasi iniziali, la sopravvivenza può arrivare al 98 per cento. «È importante continuare a lavorare per anticipare il più possibile la diagnosi, trovare nuove terapie in grado di sconfiggere definitivamente il tumore al seno - dice Monica Ramaioli, direttore generale della Fondazione Umberto Veronesi, che fin dalla sua nascita nel 2003 è impegnata a tutelare e promuovere la salute femminile -. “Pink is Good” è il progetto della Fondazione dedicato a promuovere la prevenzione, dare informazioni corrette e aggiornate. E sostenere concretamente la ricerca, grazie al finanziamento di borse di studio per medici e scienziati che hanno deciso di dedicare la loro vita a questa neoplasia». Forte dei successi ottenuti contro il carcinoma mammario, nel 2016 il progetto Pink cresce: «Da quest’anno - precisa Ramaioli -, riguarderà anche i tumori di utero e ovaie, ai quali verrà esteso l’impegno della Fondazione sia sul fronte dell’informazione che su quello della raccolta fondi per far progredire la ricerca».

Il tumore all’utero
Sono più di 10mila le donne italiane che l’anno scorso hanno dovuto fare i conti con una neoplasia all’utero, la quinta più frequente nel sesso femminile. Le lesioni precancerose e cancerose uterine possono essere individuate grazie al validissimo e semplice Pap test, oggi gradualmente in via di sostituzione con il più recente esame Hpv-Dna. Il cambio si deve alla scoperta che la quasi totalità dei tumori all’utero è causata da un’infezione persistente da Papillomavirus umano (o Hpv): negli ultimi decenni i ricercatori hanno quindi messo a punto un nuovo test, l’Hpv-Dna appunto, capace d’individuare prima quelle lesioni che possono condurre a una forma di cancro più aggressiva. D’altro canto è stato creato un vaccino, dal 2007 offerto gratuitamente nel nostro Paese a tutte le ragazzine 12enni, prima cioè che vengano a contatto con il virus, che viene trasmesso sessualmente. Soltanto il 70 per cento delle aventi diritto, però, sfrutta l’opportunità.

Il tumore alle ovaie
«Sebbene quello dell’utero non sia un tumore fra i più letali - conclude Chiara Segrè, supervisore scientifico di Fondazione -, resta molta informazione da fare perché le mamme colgano la possibilità di rendere le figlie immuni dal cancro e imparino a fare attenzione ai sintomi sospetti (sanguinamenti o perdite anomali e dolori a pelvi e schiena). Mentre contro il carcinoma ovarico serve anche un grandissimo impegno sul fronte della ricerca, perché viene scoperto spesso in ritardo quando le opzioni di cura scarseggiano. Troppe donne lo sottovalutano perché si parla molto più spesso di quello al seno e moltissime non sanno neppure quali sono i campanelli d’allarme». Purtroppo, invece, delle 4.800 connazionali che ogni anno si ammalano di tumore alle ovaie soltanto meno del 50 per cento è viva a 5 anni dalla diagnosi. Da anni gli studiosi cercano un modo per scoprirlo precocemente, ma attualmente non esiste uno strumento efficace e per di più è una malattia subdola, che raramente da segno di sé in fase iniziale, ma è bene consultare un medico in caso di perdite ematiche, persistente gonfiore all’addome e bisogno di urinare frequente .