Tumore alla mammella nei maschi: raro e diverso da quello femminile

   Sportello Cancro, Vera Martinella, 04/04/2016

GLI STUDI
Poco conosciuta la neoplasia fra gli uomini viene in genere diagnosticata in ritardo, quando la malattia è a uno stadio avanzato e la cura più difficile. La malattia è differente a seconda del sesso, anche diagnosi e terapie devono essere differenti

Il tumore alla mammella negli uomini è un evento molto raro e quando si verifica i pazienti sono spesso svantaggiati perché la diagnosi è in molti casi tardiva e le probabilità di guarire sono minori. Ma anche perché scarseggiano le ricerche utili a comprendere meglio i meccanismi di questa neoplasia nei maschi, che ha caratteristiche diverse rispetto a quando insorge nelle femmine. Del problema si è discusso nei giorni scorsi ad Amsterdam nel corso della decima Conferenza Europea sul tumore al seno, durante la quale è stato anche presentato uno studio che ha scoperto alcune differenze che potrebbero aiutare i medici a scegliere meglio la terapia quando devono curare un uomo. «Abbiamo sempre supposto che il carcinoma mammario nel maschio andasse curato come quello nella femmina, ma pian piano, raccogliendo più informazioni sulla patologia negli uomini, appare chiaro che non è così» ha commentato David Cameron, docente di oncologia all’Università di Edimburgo.

Un tumore raro tra gli uomini, che troppo spesso sottovalutano i noduli
Il carcinoma mammario al 99 per cento dei casi è femminile. In Italia nel 2015, secondo i dati dei Registri Tumori, sono stati diagnosticati 47.900 nuovi casi fra le donne e solamente 300 fra gli uomini. Troppo spesso i sintomi sono sottovalutati e trascurati per lunghi periodi dai maschi, anche perché il cancro al seno è generalmente considerato una «patologia femminile», ma la ghiandola mammaria è presente anche nell’organismo maschile e, dunque, può ammalarsi. E’ persino più facile scoprire un tumore in fase precoce nella mammella maschile perché anche le minime irregolarità di struttura del tessuto (cioè i noduli veri e propri) possono essere identificati semplicemente con l’autopalpazione. In caso di sospetto è bene rivolgersi subito a uno specialista per una visita che, se lo riterrà opportuno, procederà a un’ecografia e agli approfondimenti necessari. Per la ricerca presentata in Olanda gli studiosi, guidati dalla patologa Carolien van Deurzen dell’Erasmus Medical Centre di Rotterdam, hanno analizzato i dati di 1483 pazienti maschi con un carcinoma mammario, raccolti grazie alla collaborazione di 23 centri di cura distribuiti in nove Paesi. Trattandosi di una patologia rara fra gli uomini riuscire a mettere insieme le informazioni su ampi numeri di malati non è semplice: lo studio è infatti parte dell’International Male Breast Cancer Program, condotto dalla European Organisation for Research and Treatment of Cancer (EORTC) in Europa e dal Translational Breast Cancer Research Consortium (TBCRC) negli Stati Uniti

Vanno osservati parametri diversi nella diagnosi e nella prognosi
Gli esiti dell’indagine hanno messo in luce differenze nella diagnosi e nella prognosi di alcuni tipi di carcinoma mammario maschile: «Abbiamo appurato – spiega van Deurzen – che per comprendere meglio la tipologia di cancro che di ha di fronte negli uomini e la sua aggressività sono particolarmente importanti due fattori, lo sviluppo del tessuto connettivo e la densità della lesione che infiltra i linfociti, che invece nelle donne non sono molto rilevanti. E sono questi fattori a darci informazioni importanti sulla prognosi maschile, più che il sottotipo e il grado di tumore, che sono invece generalmente utilizzati ed efficaci per la catalogazione “al femminile”». Sono poi emerse anche differenze nei sottotipi di tumore più frequenti: fra i maschi paiono essere più diffusi carcinomi luminali o positivi ai ricettori per gli estrogeni (che sono quindi sensibili a quelle terapie che vanno a bloccare l’attività degli ormoni), mentre rari sono i casi di tumori lobulari, Her2 positivi o tripli negativi, che invece appaiono più tipici nelle donne. Secondo gli esperti, però, questa catalogazione per sottotipi non è sufficiente. «Nelle donne, per una diagnosi accurata che consenta di scegliere la terapia migliore per la singola paziente, si procede poi con diversi test, compreso spesso il profilo genetico per capire se e quali mutazioni sono presenti – dice van Deurzen -. Servono ricerche mirate a mettere a punto esami efficaci anche negli uomini, servono fondi ad hoc per sostenere studi sui maschi ed è indispensabile una maggiore collaborazione fra gli esperti a livello internazionale per raccogliere casistiche ampie».

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