Proteggere la fertilità delle giovani donne. Uno studio italiano

   Salute seno, 05/05/2016

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Lucia Del Mastro, Direttore dell’Unità Sviluppo Terapie Innovative al San Martino-Istituto Tumori di Genova, ha dimostrato che è possibile proteggere la funzione ovarica dagli effetti tossici della chemioterapia. Una sperimentazione condotta grazie al finanziamento dell'Airc



Sono oltre 63 mila le donne che ogni anno, in Italia, sono colpite da un tumore al seno o agli organi riproduttivi. Il cancro al seno è il più frequente (circa 48 mila nuove diagnosi l'anno), ma anche quello per cui la ricerca ha ottenuto i migliori risultati, portando la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi dal 78 all’87 per cento solo negli ultimi due decenni. Un traguardo importante, ma ancora lontano dal 100%, soprattutto se si considera l’aumento dell’incidenza del tumore al seno nella fascia di età 30-40 anni. Circa 3.000 giovani donne, infatti, si sottopongono ogni anno alle cure per il cancro al seno e, a causa di queste, potrebbero vedere compromessa la possibilità di avere dei figli al termine delle terapie.

“Per una donna giovane, ricevere una diagnosi di tumore è doppiamente angosciante: da un lato deve far fronte alla malattia, dall’altro vede all’improvviso cambiare il suo futuro perché le chemioterapie possono comprometterne la fertilità”, spiega Lucia Del Mastro, Direttore dell’Unità Sviluppo Terapie Innovative al San Martino-Istituto Tumori di Genova.

A partire da questi dati, Del Mastro ha recentemente condotto un'importante sperimentazione, dimostrando che è possibile proteggere la funzione ovarica dagli effetti tossici della chemioterapia, somministrando alle pazienti alcuni farmaci che mettono le ovaie ‘a riposo’ durante i trattamenti, in modo che queste non vengano danneggiate. “I risultati – continua l'oncologa – ci confermano che le donne curate con il nostro protocollo hanno maggiori probabilità di recuperare la normale funzionalità delle ovaie, il ritorno delle mestruazioni si è verificato infatti nel 72,6% dei casi contro il 64% di quelle trattate con la sola chemioterapia. Si tratta di un traguardo importante per garantire alle giovani guarite la possibilità di diventare madri. Curare le persone con il cancro non vuol dire curare solo il cancro, ma anche dare a chi è guarito le stesse possibilità e la stessa progettualità di chi di cancro non si è mai ammalato”.

L’Italia, grazie al sostegno dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc), è stata tra i primi paesi al mondo a effettuare studi volti alla preservazione della fertilità nelle pazienti colpite da cancro. Complessivamente, nell’ultimo triennio, Airc ha sostenuto 404 progetti di ricerca sui tumori femminili con oltre 44 milioni di euro.

La tutela della fertilità nelle giovani donne dopo le cure è solo uno dei numerosi traguardi raggiunti anche grazie all’Azalea della Ricerca che, in occasione della Festa della Mamma, torna in tutta Italia con i suoi 20 mila volontari. Domenica 8 maggio saranno in 3.600 piazze (scopri quali).

Fonte: Airc


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