Combattere il cancro senza far male al cuore

   HealthDesk, 30/06/2016

TERAPIE

«Il 35% dei pazienti oncologici sviluppa problemi cardiovascolari a causa dei trattamenti antitumorali, con un impatto significativo sulla mortalità e la qualità di vita». A dare le dimensioni di un problema fino a qualche tempo fa ignorato è Carlo Cipolla, direttore della divisione di Cardiologia dell’Istituto europeo di oncologia. «Le malattie del cuore - dice ancora Cipolla - sono la principale causa di morte nelle pazienti con cancro al seno con età superiore ai 50 anni. E ancora: negli Stati Uniti si stima che nella popolazione di oltre 14 milioni di persone che ha superato una diagnosi di cancro (i cosiddetti “survivors”, sopravvissuti) il rischio di morire a causa di una malattia cardiovascolare è superiore, per alcune forme di tumore, a quello di una recidiva. Eppure i danni al cuore sono per lo più ignorati dagli oncologi e la loro reale dimensione è in gran parte ancora sconosciuta».

Il problema della cardiotossicità delle cure anticancro è l’oggetto di uno studio condotto dallo IEO e in pubblicazione sulla rivista “CA: A Cancer Journal for Clinicians”.

L’Istituto è infatti tra i primi ad aver affrontato il problema, tanto che, con più di 3.800 pazienti seguiti per 10 anni, ha ottenuto il record di zero episodi e zero decessi per malattie cardiovascolari.

«Cardioncologia è un neologismo coniato nel 1995 da noi medici della Cardiologia IEO per definire un nuovo ambito di ricerca medica a cavallo tra le due discipline cardiologia e oncologia», continua Cipolla.

Ed è in questa unità che sono state messe a punto procedure specifiche che prevedono la valutazione dei valori di biomarcatori cardiaci (una proteina, la Troponina I, e un ormone, NT-proBNP) e di un ecocardiogramma. Una terapia preventiva con Ace-inibitori e betabloccanti viene poi somministrata ai pazienti che presentano un innalzamento dei marker durante la cura oncologica. L’applicazione di questo protocollo ha permesso di ridurre a zero l’incidenza di malattie cardiovascolari nei pazienti IEO trattati con chemioterapia.

«Una parte importante del nostro lavoro è dedicato ai pazienti “fragili”, per i quali abbiamo sviluppato un protocollo ad hoc», dice la direttrice dell’Unità di Cardioncologia IEO Daniela Cardinale. «L’aumento dei “survivors”, l’invecchiamento della popolazione e la sempre maggiore incidenza di malattie oncologiche e cardiovascolari hanno creato una popolazione crescente di persone che presentano contemporaneamente una patologia cardiovascolare e un tumore che sono escluse dai trattamenti o interventi cardiologici intensivi, e allo stesso tempo anche dalle terapie oncologiche più aggressive, potenzialmente più efficaci, perché ritenuti pazienti a rischio troppo elevato. Questo atteggiamento “rinunciatario” tuttavia può avere un impatto negativo sulla prognosi di entrambe le malattie, mentre un approccio medico integrato fra cardiologo e oncologo, permette al paziente di essere curato con più efficacia e più sicurezza. Il protocollo speciale per questi pazienti prevede una stretta sorveglianza cardiaca, anche attraverso biomarcatori, ma soprattutto una condivisione – tra cardiologi e oncologi - del percorso terapeutico del paziente, passo per passo. Ad oggi sono stati trattati con questa procedura più di 350 pazienti con malattie cardiache preesistenti rispetto al tumore, con risultati molto incoraggianti: le cure oncologiche hanno potuto essere somministrate senza alcun impatto negativo sulla situazione cardiovascolare». 

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