Oncofertilità nei centri pubblici italiani

   HealthDesk, 10/10/2016

L’INDAGINE

Su 201 centri di procreazione medicalmente assistita (Pma), 28 sono le strutture pubbliche che crioconservano gameti/tessuti per la preservazione della fertilità in pazienti oncologici. È il risultato del censimento condotto dall’Istituto superiore di sanità sui centri pubblici di oncofertilità in Italia presentato in occasione della in occasione della decima edizione delle Giornate di andrologia e medicina della riproduzione. Quindici strutture sono al Nord, sei al Centro, sette al Sud.

Nel complesso, l’offerta privata supera di poche unità quella pubblica con un totale di 33 centri privati, ma dislocati in maggioranza nel Sud, dove si segnala anche una totale assenza, sempre secondo i dati pervenuti all’Iss, di centri privati convenzionati.

Spicca positivamente il Lazio. Il centro pubblico di sterilità dell’ospedale romano Sandro Pertini, dopo la collaborazione con la banca del seme del Policlinico Umberto I di Roma, ha ora annunciato l’accordo di collaborazione con la Banca del tessuto ovarico dell’Istituto nazionale numori Regina Elena (Ifo). Il risultato finale sarà un polo di eccellenza nella preservazione della fertilità femminile e maschile nel Lazio.

«A prescindere dal numero – dice Rocco Rago, direttore del centro di sterilità dell’ospedale Pertini - il Paese ha bisogno di individuare le specifiche competenze e le eccellenze sul territorio per dar vita a una vera e propria rete di centri di oncofertilità che rispondano a precisi requisiti organizzativi, tecnologici, di qualità e di sicurezza Questi centri devono essere situati all’interno di una struttura pubblica e per quanto concerne il prelievo ovocitario all’interno delle strutture di procreazione medicalmente assistita, dove già operano staff di medici e biologi di comprovata esperienza e specifica competenza».

Il futuro dell’oncofertilità femminile? «Un’integrazione dei due sistemi di preservazione della fertilità oggi noti - spiega Enrico Vizza, direttore di Ginecologia oncologica dell’Ifo - ovvero la collaudata tecnica di crioconservazione degli ovociti, che apre necessariamente la porta ad una successiva procreazione medicalmente assistita, e la tecnica ancora sperimentale della conservazione del tessuto ovarico nelle donne eleggibili per questo secondo tipo di trattamento. Attualmente circa il 10 per cento delle donne a cui viene diagnosticato un tumore è in età fertile e in un vicino futuro, grazie all’integrazione delle due tecniche, una percentuale di queste donne, una volta guarita dalla sua neoplasia, potrà tornare a sperare di diventare madre anche attraverso una gravidanza spontanea». 


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