Un premio letterario per gli uomini che "restano"

   Saluteseno.it, 20/10/2016

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Promuovere un cambiamento culturale nei confronti dei tumori femminili. È l'obiettivo del concorso #afiancodelcoraggio dedicato agli uomini che hanno vissuto la malattia oncologica attraverso una donna



Circa il 90% dei caregiver sono donne, dicono i dati Istat. E gli uomini dove sono, quando è la donna ad ammalarsi? Là al “fronte”, tra i reparti oncologici degli ospedali, si ascoltano molte storie di mariti e compagni che, davanti alla malattia, hanno abbandonato il campo. È impossibile generalizzare, anche perché ci sono molte altre storie, forse più discrete, in cui invece gli uomini non hanno voltato le spalle al dolore e hanno combattuto a fianco della compagna. Proprio a loro è dedicato un nuovo premio letterario “#afiancodelcoraggio”, presentato ieri sera a Roma.

Il tema è il racconto di un vissuto doloroso: la condivisione di un “pezzo di vita” trascorso accanto a una donna con una malattia oncologica. L'obiettivo è promuovere un cambiamento culturale nei confronti dei tumori femminili, affinché la malattia non sia più un problema solo della donna che si ammala, ma della collettività. Quando si ammala la donna, infatti, la famiglia è toccata molto di più dalla malattia. Questa iniziativa, promossa da Roche, è quindi pensata a sostegno delle donne, sebbene i protagonisti siano uomini.

IL PREMIO. Non solo i compagni, ma tutti gli uomini (sopra i 18 anni) che abbiano vissuto la malattia oncologica attraverso una donna sono invitati a raccontare la propria storia in un breve racconto. Soltanto tre saranno i racconti scelti dalla giuria. Per il racconto primo classificato ci sarà un premio d’eccezione: la rappresentazione in uno spot che grazie ai produttori e distributori cinematografici, Lotus (Leone Film Groups), Circuito Cinema e Massimo Ferrero Cinemas verrà realizzato e proiettato nelle sale cinematografiche italiane. Per partecipare al concorso c’è tempo fino al 15 gennaio 2017 (maggiori informazioni saranno sul sito www.afiancodelcoraggio.it).

“Il coraggio è tutto delle donne, per questo il Premio letterario si intitola A fianco del coraggio”, spiega Gianni Letta, presidente della giuria, composta da persone del mondo del'associazionismo (Nicoletta Cerana di ACTO, Alleanza Contro il Tumore Ovarico Onlus, Annamaria Mancuso, paziente e fondatrice di Salute Donna Onlus e Alberto Ricciuti di Attivecomeprima Onlus), medici come Stefania Gori, dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), giornalisti, politici impegnati nella sensibilizzazione verso le malattie oncologiche, produttori cinematografici e registi, come Maria Sole Tognazzi.

LA TERAPIA DELLA SPERANZA. “Avere accanto una persona che non si arrende all'idea di perderti, anche nei momenti più drammatici, fa una grande differenza”, racconta Melania Rizzoli, medico chirurgo che nel 2001 si è ammalata di un tumore invasivo del sangue, oggi vice presidente dell'Associazione Italiana contro le Leucemie-Linfomi e Mieloma (AIL) e autrice del libro del libro “Se lo riconosci lo eviti” (Sperling & Kupfer, 2012). “Ricordo che mentre ero distrutta, senza capelli, mio marito continuava a farmi regali bellissimi, che un giorno avrei indossato. Era il suo modo di dirmi che stavamo lottando insieme, che c'era un futuro. Pensare insieme a un dopo, anche quando le cose si mettono male, è terapeutico”.

IL DRAMMA DELL'UOMO. “Credo che quando gli uomini scappano, lo facciano non per fuggire da noi, ma dal dolore. In genere, gli uomini tendono a preservare il loro benessere”, dice a Salute Seno Cristina Piga, che diversi anni fa ha avuto un carcinoma infiltrante al colon (racconta con ironia la sua storia e quella delle persone che le sono state accanto nel libro "Ho il cancro e non ho l'abito adatto", Mursia, 2007).

“Non voglio generalizzare, ma il fatto è che siamo fondamentalmente egoisti. Essere rimasto accanto a mia moglie durante la malattia mi ha fatto sentire migliore”, aggiunge il marito di Cristina. “La mia priorità è sempre stata lei e la nostra famiglia, il lavoro veniva dopo. Questo è sempre stto chiarissimo per me”. Al di là del supporto emotivo, è poi importante l'aiuto organizzativo, continua Cristina. “Ed è vero che sono loro spesso ad avere bisogno di supporto quando una donna si ammala. Ricordo che si aggirava per casa con la faccia da funerale. Io cercavo di scuoterlo, di portare un po' di allegria e mio figlio mi diceva: “Tu non capisci, non ce l'hai mica tu la moglie col cancro! C'è una grande verità: il dramma spesso è più dell'uomo che della donna”.


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