La tattica per impedire al cancro di assoldare i complici

   www.healthdesk.it, 09/01/2019

LO STUDIO
Una molecola rende impossibile per il cancro reclutare le cellule mieloidi che lo aiutano a crescere



Tra le strategie usate dal cancro per crescere e produrre metastasi c'è quella di indurre le cellule del midollo osseo a inibire l’attività del sistema immunitario. Ma potrebbe esserci una strada per impedirglielo. Immagine: © National Cancer Institute
Impedire al cancro di reclutare le cellule del midollo osseo che contribuiscono alla sua crescita È la strategia per fermare la diffusione dei tumori proposta da un gruppo di scienziati del Rush University Medical Center e descritta sulle pagine di Nature Communications. La potenziale terapia è stata per ora testata con successo sui topi. Vediamo di che si tratta.

All’origine della crescita del cancro e della formazione delle metastasi c’è anche una “diabolica” trovata dei tumori: imporre alle cellule del midollo osseo di inibire l’attività del sistema immunitario e di lavorare a vantaggio della massa tumorale aiutandola a crescere e diffondersi.

Più precisamente: i tumori spesso sopprimono una proteina dall’importanza strategica, la CD11b, un recettore della famiglia delle integrine che “spinge” le cellule mieloidi immature a svilupparsi nei macrofagi M1, cellule che svolgono una importante funzione antitumorale. Quando l’attività della CD11b viene interrotta, le cellule mieloidi possono allora evolversi in un tipo diverso di macrofagi chiamati M2 che agiscono in maniera opposta ai loro simili M1. I macrofagi M2 infatti diventano preziosi “alleati” del tumore con due mosse determinanti: mettono fuori uso i linfociti T, cellule vitali per una efficace difesa immunitaria, e promuovono, con la secrezione di specifici fattori di crescita, lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni che consentono al tumore di alimentarsi, crescere e diffondersi.

L’immunoterapia ha finora ottenuto molti progressi nella lotta al cancro puntando tutto sul potenziamento dell’attività dei linfociti T. Ma questo approccio non funziona per tutti i tipi di tumore.

Gli scienziati del Rush University Medical Center hanno individuato una nuova promettente strada per bloccare la crescita dei tumori. Che consiste nello stimolare l’attività della CD11b per promuovere, di conseguenza, lo sviluppo delle cellule mieloidi del tipo M1, “collaboratrici” dei linfociti T. Tutto questo può essere ottenuto grazie a una piccola molecola scoperta in laboratorio, chiamata Leukaderina-1 (LA-1) capace di attivare la CD11b.

I ricercatori hanno condotto una serie di esperimenti su alcuni topi geneticamente modificati privati della CD11b. In questi animali i tumori raggiungevano dimensioni maggiori rispetto a quelli dei topi normali in possesso della CD11b. Il che dimostra il ruolo chiave della proteina nel limitare la crescita dei tumori. Dai successivi esperimenti, gli scienziati hanno compreso il meccanismo alla base del fenomeno: CD11b è capace di indirizzare la crescita delle cellule mieloidi immature nei macrofagi M1. Quando manca la CD11b la maggior parte delle cellule mieloidi si evolve invece nei macrofagi M2, pericolosi “complici” dei tumori, come abbiamo già detto.

L’ultimo esperimento, di importanza cruciale, ha valutato l’efficacia di una potenziale terapia oncologica. Gli scienziati hanno utilizzato la molecola LA-1 per potenziare l’attività della CD11b oltre i livelli normali in topi non modificati geneticamente, scoprendo che in questo modo si riduceva in maniera significativa la crescita dei tumori. Per essere sicuri che l’effetto terapeutico fosse dovuto proprio all’aumentata attività della proteina CD11b, i ricercatori, ricorrendo all’ingegneria genetica, hanno dotato alcuni topi di forme di CD11b potenziate. Ebbene, in questi animali con elavti livelli di attività della proteina si osservavano gli stessi effetti ottenuti con la molecola LA-1: la massa tumorale smetteva di crescere.

Gli occhi dei ricercatori restano quindi puntati su questa nuova promettente molecola che potrebbe in futuro diventare una nuova arma contro il cancro. I primi risultati sugli animali sono infatti un invito a proseguire la ricerca.


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