È l’uomo il caregiver più importante quando le donne si ammalano di tumore

   www.healthdesk.it, 12/02/2019

L'indagine

Coniugi o conviventi, fratelli, figli maschi o amici del cuore: nell'85 per cento dei casi sono i maschi a sostenere psicologicamente e assistere nella quotidianità la donna malata.

Il dato emerge dall’indagine Doxa “Il ruolo del caregiver maschile durante il periodo di cura oncologica femminile”, promossa da Salute Donna e Salute Uomo con il patrocinio di Fondazione Aiom, Cipomo e il sostegno incondizionato di Amgen.

I risultati smentiscono lo stereotipo dell’uomo in fuga di fronte al tumore che colpisce la donna. La figura maschile, anzi, è una costante nel racconto delle pazienti, una presenza che cresce nei vari momenti del percorso oncologico: supera il 64,5% al momento della prima diagnosi, sfiora il 92,5% il giorno del primo intervento per salire ancora, superando il 93,5%, il giorno del secondo intervento.

Fondamentale è il supporto del caregiver maschile nelle diverse situazioni e fasi della malattia. L’uomo aiuta la donna ad affrontare le attese, le incertezze (68,2%), a sopportare gli effetti collaterali delle terapie (65,1%); è l’uomo che decide ciò di cui la donna ha bisogno (64,2%) ed è ancora lui a dare un senso a quello che la paziente sta vivendo (57%). L’uomo, che sia coniuge o convivente, figlio o amico, placa l’ansia e le paure, alleggerisce l’atmosfera in casa, pensa a migliorare l’alimentazione e lo stile di vita della donna, si affaccenda per trovare i medicinali e risolvere le questioni lavorative e burocratiche, si fa carico dei lavori domestici e della spesa.

«Il dato più bello e interessante, che non ci ha sorpreso più di tanto, è la presenza costante di un caregiver maschile durante il percorso diagnostico-terapeutico della paziente - commenta Annamaria Mancuso, presidente di Salute Donna – che proprio da questo sostegno trae più forza nell’affrontare la malattia e i trattamenti. Nella dura battaglia contro il cancro femminile vince ancora, almeno nel nostro Paese, la famiglia».

Metà del campione dell’indagine ha ricevuto una diagnosi di tumore negli ultimi due anni; trattandosi di popolazione femminile, prevale il cancro della mammella (63%). La maggior parte del campione ha un’età media di 56 anni; numerose le pazienti sopra i 65 anni (28,4%), elevata la percentuale delle giovani donne sotto i 45 (27,5%).

L’indagine rivela inoltre che per una minore percentuale di donne (15%) il principale caregiver è femminile (madre, sorelle, amiche) e che a volte la paziente preferisce non coinvolgere il marito/compagno per motivi di psicologici, di salute o lavorativi.

Con l’invecchiamento della popolazione, osserva Alessandro Comandone, consigliere della Fondazione Aiom, «assistiamo a due fenomeni un tempo meno frequenti: l’uomo che assiste la donna o entrambi i membri della coppia ammalati di patologia cronica che si assistono reciprocamente e che rischiano l’abbandono soprattutto se non hanno figli o se questi sono lontani. Si tratta dunque di far sorgere una nuova cultura con l’acquisizione del “sapere curare” e del “sapere stare vicino” al proprio coniuge o partner ammalato».

La ricerca fa emergere un profilo di donna forte o molto forte (90%), in grado di affrontare il momento della diagnosi e la malattia con grande forza d’animo e fiducia, che aumentano nelle pazienti che hanno accanto un uomo (marito, convivente, figlio o amico) e in quelle che lavorano. Appaiono più fragili le donne single, le donne prive di una rete amicale e familiare, le donne che non lavorano. Emerge anche un sentiment, dopo la diagnosi, di cambiamento profondo della propria vita, in particolare nel fisico (76%) e nel modo di pensare al proprio futuro (70%). Tra i fattori che trasmettono alle donne malate il coraggio necessario per andare avanti e affrontare la malattia vi sono sono i figli (28,5%), la fede e la preghiera (17,5%).

Questa indagine «ci offre finalmente una visione a tutto tondo – dice Maria Luce Vegna, direttore medico di Amgen Italia – mostrandoci il lato nascosto, quello che accade quando è la donna a dover ricevere aiuto e assistenza. È confortante sapere che nella grande maggioranza dei casi le pazienti non vengono lasciate sole, ma ricevono dal caregiver maschile il supporto necessario per affrontare la malattia con maggiore forza e determinazione».


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