Microbiota anti-cancro. Ecco la famiglia di batteri intestinali che combatte le cellule tumorali

   www.healthdesk.it, 29/01/2020

Studio italiano
La misurazione dei livelli di questi batteri nelle feci potrebbe diventare uno strumento di diagnosi precoce della malattia. Inoltre si potrebbe pensare di ridurre il rischio di cancro somministrando il batterio sotto forma di probiotico



Si chiamano Erysipelotrichaceae e sono una famiglia di batteri che vivono fisiologicamente nel nostro intestino. Fino a ora il loro ruolo era quasi completamente sconosciuto, ma in realtà potrebbero rappresentare un argine alla proliferazione del colon retto.

È quanto emerge da uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori coordinati da Maria Rescigno, principal investigator del Laboratorio di immunologia delle mucose e microbiota di Humanitas e docente di Humanitas University.

Il legame tra microbiota e cancro del colon retto è da qualche anno sotto la lente dei ricercatori di tutto il mondo, ma fino a oggi non erano mai stati identificati specifici batteri intestinali capaci di proteggere dal processo di trasformazione tumorale.

«Analizzando il microbiota di pazienti in uno stadio precoce di sviluppo del tumore intestinale, il cosiddetto adenoma, abbiamo osservato l’assenza di una famiglia di batteri, chiamati Erysipelotrichaceae, osservata anche nel modello preclinico. Isolando questi batteri, abbiamo riscontrato delle proprietà antitumorali capaci di bloccare il proliferare incontrollato delle cellule, cosa che invece accade nel caso di una loro mancanza», spiega Rescigno.

In sostanza, è probabile che questa popolazione batterica non riesca a sopravvivere alla trasformazione tumorale. E una volta scomparsa, cessa naturalmente il suo effetto protettivo contro il cancro.

La scoperta potrebbe ora avere importanti ricadute dal punto di vista diagnostico e terapeutico o preventivo.

«Il fatto che il microbiota rilevato nelle feci non presenti questa famiglia di batteri – continua Rescigno – è estremamente importante ai fini della diagnosi precoce della malattia nei pazienti con adenoma avanzato. Inoltre, proprio per questi pazienti si potrebbe pensare di ridurre il rischio restituendo il batterio sotto forma di probiotico».

I risultati dello studio, condotto grazie al sostegno di Fondazione AIRC, sono stati pubblicati sulla rivista Nature Microbiology.


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