Cancro. Per combattere la fame d’aria anche un ventilatore può aiutare

   http://www.healthdesk.it, 14/01/2021

Qualità di vita

Una review dimostra che gli interventi non farmacologici sono efficaci, spesso più del trattamento farmacologico. I benefici dei trattamenti alternativi non risolvono il problema, ma sono in grado di fornire un temporaneo sollievo

Manca l’aria, il fiato è corto, l’affanno impedisce di parlare. E l’ansia peggiora le cose. L’insufficienza respiratoria è un sintomo molto frequente nei pazienti con un tumore in uno stadio avanzato.

Il disturbo non dipende quasi mai da una sola causa e spesso è indipendente dai valori della saturazione dell’ossigeno. Può presentarsi, cioè, anche quando il saturimetro non segnala anomalie eccessive.

Se per una parte dei pazienti con problemi che coinvolgono direttamente i polmoni (per esempio BPCO o scompenso cardiaco) l'uso di terapie non farmacologico è ormai consolidato, per i pazienti con tumore avanzato non sempre esistono indicazioni chiare. Uno studio pubblicato recentemente su Jama Oncology, ribadisce invece che anche in questa fetta di pazienti gli interventi non farmacologici funzionano. Non solo: la ricerca che ha passato in rassegna 29 studi trial clinici randomizzati che avevano coinvolto in tutto 2.423 adulti, ha osservato che spesso, questo tipo di interventi sono addirittura da preferire al trattamento con medicinali.

Per esempio, un piccolo ventilatore portatile offre maggiori benefici rispetto alla terapia farmacologica. Lo stesso vale per la ventilazione non invasiva o per gli approcci che combinano riabilitazione e psicoterapia comportamentale. Tutte queste strategie, secondo gli autori dello studio, sarebbero da provare prima di ricorrere ai farmaci dal momento che sono associate a un miglioramento dell’insufficienza respiratoria senza il rischio di aventi avversi.

Va specificato che i benefici dei trattamenti alternativi non risolvono il problema: tutto quel che sono in grado di fare è fornire un temporaneo sollievo, che tuttavia non è indifferente per una categoria di pazienti la cui qualità di vita è già fortemente compromessa da una malattia in stadio avanzato.

L’uso del ventilatore portatile, per esempio, è associato a un miglioramento della dispnea a brevissimo termine, con 5 minuti in meno di affanno. Ma rispetto alla terapia farmacologica ricevere l’aria in faccia è preferibile perché procura un beneficio, anche se minimo, senza alcuna controindicazione.

«Crediamo che questi risultati dovrebbero indurre un cambiamento nel modo in cui affrontiamo e trattiamo la dispnea, passando da un approccio medicalizzato che utilizza farmaci, a un approccio più ampio in cui si provino prima interventi non farmacologici», ha affermato il primo firmatario dello studio Arjun Gupta.


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