Tumore al seno metastatico: il 30% delle pazienti è vivo a cinque anni. Ma si può migliorare

   www.healthdesk.it, 13/10/2021

Giornata nazionale
Oggi in Italia vivono più di 37 mila persone con tumore della mammella metastatico, un numero in costante aumento grazie alle nuove terapie che consentono, in molti casi, di cronicizzare la malattia. Il 30% di questi pazienti (la neoplasia può colpire anche una minima percentuale di uomini) oggi è vivo a cinque anni dalla diagnosi. Un risultato già importante, ma che può essere migliorato superando gli ostacoli nell’assistenza.


In particolare, in tutti i centri vanno applicati percorsi dedicati per garantire omogeneità e continuità di servizi, va garantita la discussione multidisciplinare anche dei casi metastatici e devono essere fatti tutti gli sforzi per favorire il loro arruolamento in breve tempo negli studi clinici e il rapido accesso alle terapie innovative.

Le richieste sono avanzate da Andos Onlus (Associazione nazionale donne operate al seno), Europa Donna Italia, Favo (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia) e IncontraDonna Onlus in una conferenza stampa a Roma al ministero della Salute, per presentare la Giornata nazionale del tumore metastatico della mammella che si celebra il 13 ottobre.

«Lo scenario della malattia metastatica – spiega Paolo Marchetti, direttore dell'Oncologia medica B del Policlinico Umberto I di Roma e professore di Oncologia all’Università La Sapienza - in questi anni è cambiato grazie alla disponibilità di farmaci che riescono a controllarla a lungo nel tempo».

Tuttavia «è fondamentale – avverte l'oncologo - che la valutazione della neoplasia metastatica avvenga da parte di gruppi multidisciplinari. La ricchezza della discussione a più voci e la complementarietà dei saperi serve anche in questa fase e può favorire l’inserimento negli studi clinici. Ci auguriamo inoltre che l’Agenzia italiana del farmaco, l'Aifa, consenta quanto prima ai gruppi multidisciplinari di accedere al Registro nazionale delle sperimentazioni cliniche, in questo modo i tempi di arruolamento negli studi possono ridursi a pochi mesi invece degli attuali 2-3 anni».

Lo sforzo congiunto delle quattro associazioni ha portato all’istituzione della Giornata nazionale. «L’anno scorso – sottolinea Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia - è stato formalizzato ciò che chiedevamo da cinque anni: dedicare una giornata al tumore al seno metastatico anche in Italia significa sensibilizzare opinione pubblica e operatori sanitari su questa fase della malattia che richiede trattamenti e percorsi diversi dal tumore al seno. Si tratta di una patologia curabile, anche se non ancora guaribile e l’istituzione formale della Giornata nazionale non rappresenta un punto di arrivo bensì un punto di partenza, affinché le Istituzioni prendano coscienza delle specificità di questo tipo di cancro e si assumano l’impegno di individuare l’approccio di politica sanitaria più adeguato».

Gli organi dove più frequentemente sono diagnosticate le metastasi del tumore al seno sono le ossa, i polmoni, la pleura, la pelle, il fegato e, più raramente, il cervello.

«Nel 2020, in Italia, sono state stimate quasi 55 mila nuove diagnosi di cancro del seno – ricorda Adriana Bonifacino, presidente di IncontraDonna Onlus - il 7% è metastatico all’esordio e si stima che circa il 20% sviluppi metastasi nei cinque anni successivi alla diagnosi. Ma le metastasi si possono formare anche a distanza di un ventennio. Innanzitutto, chiediamo percorsi dedicati, diversi da quelli previsti per le donne che non presentano la forma avanzata. Finora, in troppi casi, questa richiesta è rimasta solo sulla carta e vanno ridotti i tempi di approvazione delle nuove terapie, che talvolta raggiungono i due anni. Le donne con carcinoma metastatico non possono aspettare».

Oggi le Associazioni «lanciano un messaggio universale – aggiunge Flori Degrassi, presidente di Andos Onlus - a favore delle donne con cancro del seno metastatico che, quando escono dal centro oncologico, spesso sono lasciate sole e si trovano a gestire piccoli e grandi disturbi come spossatezza, nervosismo e mancanza di appetito, senza supporti a livello territoriale. Va realizzata una nuova assistenza per le pazienti oncologiche croniche» attraverso il potenziamento della medicina del territorio».

I pazienti metastatici «sono cittadini che, con opportuni strumenti, come il part time temporaneo o lo smart working, possono continuare a offrire il loro contributo alla vita professionale e famigliare» sottolinea Elisabetta Iannelli, segretario generale Favo.

In questi anni «abbiamo raggiunto traguardi importanti per migliorare l’inclusione lavorativa» prosegue Iannelli, ma «resta ancora molta strada da percorrere».

Per il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenuto personalmente all'incontro, «è necessario mantenere un faro acceso sul tumore metastatico della mammella e più in generale sulla prevenzione oncologica per tutta la popolazione. Veniamo da mesi difficilissimi in cui il Covid è stato il cuore del nostro impegno quotidiano e non poteva essere diversamente per la fase di emergenza che abbiamo affrontato. Ora siamo in una fase diversa e questo può consentirci di guardare con altra determinazione a tutte le altre questioni aperte». Speranza ha poi aggiunto che «deve essere chiaro a tutti che la spesa in sanità è il più straordinario investimento sulla qualità della vita delle persone. Nel corso del 2020 abbiamo investito 10 miliardi in sanità, nel 2021 sono arrivati 20 miliardi in un colpo solo, ora dobbiamo continuare l’impegno ma già queste cifre ci fanno capire che abbiamo invertito la tendenza».


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