Tumore del seno HER2+ in fase precoce: approvati e rimborsabili in Italia due nuovi farmaci

   www.healthdesk.it, 21/10/2021

Farmaci
Offrire a tutte le pazienti la migliore terapia possibile in base alle caratteristiche della malattia. Un bisogno fortemente sentito da medici e pazienti a cui oggi cercano di dare risposta due nuove molecole che si inseriscono nel percorso terapeutico del tumore alla mammella HER2 positivo in stadio precoce. Le due molecole sono trastuzumab emtansine (TDM-1) e pertuzumab, entrambi inibitori di HER2, frutto della ricerca Roche: il primo è indicato nelle pazienti con residuo di malattia dopo terapia neoadiuvante seguita da chirurgia; il secondo nelle pazienti ad alto rischio con coinvolgimento linfonodale che hanno effettuato chirurgia al momento della diagnosi (non preceduta da terapia neoadiuvante).


Entrambi vengono quindi usati nella terapia post-chirurgica (adiuvante), trasformando la cura di questo tumore. Prima dell’introduzione di trastuzumab emtansine (TDM-1), infatti, la terapia adiuvante era uguale per tutte le donne. Oggi, invece, le pazienti con un tumore a maggiore rischio di ricaduta che sono state sottoposte a terapia prima della chirurgia (neoadiuvante) con residuo di malattia possono essere trattate in maniera specifica con trastuzumab emtansine (TDM-1), con una riduzione del 50% del rischio di recidiva o morte rispetto allo standard attuale.

«Il nuovo algoritmo prevede l’effettuazione della terapia neoadiuvante nella maggioranza delle pazienti con tumore HER2 positivo – spiega l'oncologa Lucia Del Mastro, coordinatrice della Breast Unit del San Martino di Genova - in modo da capire fin da subito se il tumore è sensibile e, quindi, se regredisce come effetto del trattamento effettuato prima della chirurgia. In pratica, dopo il trattamento neo-adiuvante, il tumore può regredire completamente oppure può persistere un residuo tumorale. Nelle pazienti in cui persiste un residuo tumorale il rischio di sviluppare metastasi successivamente è più alto rispetto alle pazienti nelle quali il tumore non regredisce completamente. In queste pazienti ad alto rischio al posto della terapia con trastuzumab è oggi possibile somministrare un altro farmaco: trastuzumab emtansine, un anticorpo monoclonale coniugato, formulato per portare con sé, direttamente alle cellule tumorali, molecole di un chemioterapico, in grado di ridurre in maniera molto rilevante il rischio di sviluppare metastasi».

Il trattamento del tumore al seno, sottolinea Viviana Enrica Galimberti, direttore della Divisione di Senologia chirurgica dell'Istituto europeo di oncologia di Milano - è cambiato molto negli ultimi anni: oggi ciascun caso viene discusso collegialmente per stabilire, insieme a tutta l’équipe multidisciplinare della Breast Unit, quale sia la strategia che può dare più benefici. Le decisioni vengono prese anche sulla base dell’esame istologico e il ruolo dell’anatomo-patologo è indispensabile per poter personalizzare ogni fase della cura, chirurgia compresa. Il lavoro di squadra è quindi imprescindibile».

La disponibilità delle due nuove molecole stabilisce quindi una nuova tappa del percorso terapeutico: la valutazione della risposta patologica completa, un esame eseguito dall'anatomopatologo, che permette di capire se esiste ancora un residuo di malattia e quindi consente di indirizzare la paziente alla terapia più adatta per il suo caso. «Valutare in modo accurato l’entità della risposta patologica diventa un passaggio fondamentale nella cura del tumore al seno HER2+ in stadio precoce – conferma Caterina Marchiò, professoressa di Anatomia patologica all'Università di Torino - non solo per predire la prognosi. Il fatto che il nostro lavoro sia diventato così centrale nel percorso di cura, prima, durante e dopo la chirurgia, dimostra quanto il trattamento di questa patologia sia realmente sempre più personalizzato grazie al contributo di diverse discipline».


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