lavoro soprusi e diritti

domanda:
salve
sono una donna di 60 anni e sono vedova dal 1996 quando è morto mio marito avevo 43 anni  lui  46.
sono andata subito in menopausa e non so ancora oggi se ho elaborato il lutto.
mi ha lasciato in grande difficoltà perchè aveva perso il lavoro e io ero disoccupata. Ho continuato  comunque a lottare  a crescere 2 figli  che  ora hanno una famiglia.
nel 2012 ancora lotte, ho subito un intervento al seno per un carcinoma con 4+4 cicli di chemioterapia ho avuto riconosciuta da INPS con verbale una invalidità del 70.
Ora sto bene e sono tornata al lavoro, faccio la vigilessa e nonostante quello che ho subito i dirigenti  poichè vedono che non mi considero una malata, che non mi sono mai arresa stanno tentando di rimettermi su strada con sottili ricatti psicologici che mi creano stress e disagio .
Se mi danno i servizi esterni con la scusa che siamo in pochi  per farmi sentire in colpa, io non ce la faccio ne fisicamente ne psicologicamente, a seguito della chemio mi è venuta la tachicardia che sto curando.
cosa posso fare per difendermi?
attendo una cortese risposta e la saluto cordialmente.


risposta di d.ssa Maria Gabriella Manno:
Gentile signora
la sua vicenda e quindi il comportamento dei suoi colleghi e/o responsabili sono comuni a molte donne, purtroppo, per questo esistono le associazioni come la nostra che si occupano di supportare le donne nel post-intervento e di permettere loro di non sentirsi abbandonate e in diritto di poter rivendicare i propri bisogni e necessità derivati da un'esperienza così traumatica come il cancro. Da anni incontriamo persone che, come lei, hanno affrontato la malattia e le cure e che si trovano poi a fronteggiare stati d'animo nuovi e sconosciuti, oppure si sono amplificate alcune emozioni che prima della malattia erano solo accennate e superate con più facilità, oppure si trovano a gestire i rapporti interpersonali in modo nuovo o diverso alla luce di quanto accaduto nella propria vita.
Lei ha subito un trauma e mi pare che abbia vissuto il tutto con grande dignità e coraggio, anche la rabbia se c'è fa parte di questo evento. Capisco quanto sia difficile comunicare con persone conosciute e con i propri affetti , ci si preoccupa anche per loro o comunque se ne conoscono i limiti e non si vuole appesantire la loro vita, ma anche con gli sconosciuti non è certo facile e poi lei si chiederà "Ma mi può capire? non mi dirà come dicono tutti <<ormai è passata, sei guarita, l'intervento chirurgico è andato bene, sei viva...>>". Ecco esattamente quello che accade a lei, nel suo posto di lavoro non si rendono conto di quanto questo evento abbia modificato la sua vita, per esempio è normale sentire la cosiddetta "fatigue" ossia una stanchezza e una spossatezza che oscilla in tutto il giorno, si stanca prima a fare qualunque cosa o non ne ha le forze... dovrebbe trovare un senologo o uno psicologo da cui andare a raccontare la sua storia, noi medici sappiamo benissimo cosa avviene nel post intervento e del fatto che ci vuole un pò di tempo per recuperare lo stato fisico precedente alla malattia. Può parlare proprio di questa sindrome ossia la Fatigue, loro sapranno di cosa si tratta, e del fatto che ha bisogno di lavorare sulla sua Qualità di vita. Loro certificheranno il suo stato e quindi potrà comunicare ai suoi colleghi che il suo non è un capriccio ma un bisogno di tutelare la sua salute in vista di una totale remissione che però ancora non è avvenuta.
Se ha bisogno si rivolga ad un comitato Andos vicino a lei o ci contatti ancora
Auguri!