"Farmaci naturali": al via una grande sperimentazione

   Repubblica, Salute Seno, Tiziana Moriconi, 16/01/2016

NOTIZIE
Mix di molecole estratte dalle piante potrebbero potenziare l'effetto delle chemioterapie e dei vaccini antitumorali. Per la prima volta, una grande task force internazionale di ricercatori sta studiando i presupposti scientifici di una possibile nuova strategia terapeutica. È la scommessa di Getting to Know Cancer



Proprio come i barman, provare a mischiare ingredienti e cercare le giuste quantità, per creare nuovi cocktail. Di farmaci, però. O, meglio, di alcune molecole con un effetto potenzialmente farmacologico, estratte dalle piante e che magari fanno già parte della nostra alimentazione, come la curcumina che si trova nella curcuma, il resveratrolo nell'uva, la genisteina nella soia, la quercetina, presente in molte piante come la camomilla o il gingko biloba. Obiettivo: scoprire i mix in grado di aumentare l'efficacia delle terapie oncologiche attuali e future.

È quello che hanno provato a fare i 180 ricercatori e medici del network internazionale non profit Getting to Know Cancer: come riportato su Seminars in Cancer Biology, gli studiosi sono arrivati a identificare circa 70 molecole, e ora dovranno capire se e come combinarle.

La prima parte dello studio: individuare i target. “I motivi per cui alcuni tumori sviluppano la resistenza ai farmaci e danno recidive e metastasi possono essere molteplici e concomitanti: in alcuni casi è il meccanismo di morte programmata delle cellule a non funzionare, altre volte il problema sta nella riparazione del Dna, altre ancora nella senescenza", spiega Carmela Spagnuolo dell'Istituto di Scienze dell'Alimentazione del Cnr di Avellino e tra i ricercatori coinvolti in questa ultima impresa di Getting to Know Cancer: "Bisogna capire dov'è che i sistemi si inceppano più frequentemente e quali meccanismi ne sono responsabili. In questo modo si individuano i target, cioè i bersagli molecolari da colpire. Per farlo, i 180 ricercatori sono stati divisi in 11 gruppi, in base alle competenze. In tutto, esaminando i dati in letteratura, abbiamo stilato una lista di circa 70 possibili target”.

La seconda parte dello studio: trovare le molecole naturali. Il secondo passo è stato cercare quelle molecole presenti in alcune piante che, combinate tra loro in piccole quantità - quindi non tossiche - potrebbero agire proprio su questi punti deboli. E che potrebbero quindi “dare una mano” ai farmaci già esistenti.

Il prossimo step sarà passare dall'ipotesi ai fatti: ovvero mettere in piedi sperimentazioni in vivo e studi clinici sugli esseri umani. Significa passare dall'immaginare che la curcumina abbia proprietà antitumorali allo stabilire come agisce esattamente, con quali altre sostanze può interferire e come. E, in caso, le quantità minime necessarie affinché esplichi il suo effetto.

“Gli studi in letteratura – continua Spagnuolo – sono ancora molto pochi e quasi tutti in vitro. C'è ancora molto da fare e molte ipotesi da validare sperimentalmente. Per farlo, dobbiamo condividere le conoscenze: solo così è possibile far luce sui bersagli primari a cui riferirsi per ottenere migliori risultati nel trattamento di pazienti affetti da tumori resistenti alle terapie”.

Il problema della resistenza e delle recidive. “Anche quando i trattamenti funzionano, infatti, una percentuale significativa di pazienti va incontro a recidiva quando sottopopolazioni di cellule maligne resistenti ai farmaci cominciano a espandersi”, aggiunge Gian Luigi Russo, ricercatore presso lo stesso istituto: “In questi casi, di solito si ricorre alla combinazione di più terapie, le quali però spesso portano a un aumento della tossicità che ne limita l’impiego”.

Per questo è necessario proporre nuovi approcci terapeutici. Come spiega Emanuela Signori dell’Istituto di farmacologia traslazionale (Ift-Cnr) di Roma, anche lei coinvolta nello studio: “Strategie innovative in questo campo sono i vaccini antitumorali di nuova generazione, dei quali da anni si occupa il nostro laboratorio. La vaccinazione rappresenta un’importante strategia che, permettendo una efficace modulazione della risposta immunitaria del paziente, potrebbe riuscire a controllare molti casi di recidive, così come la somministrazione di anticorpi o di fitofarmaci”.

Cocktail da sperimentare. Finora, l'attività antitumorale delle sostanze naturali è stata associata alla singola molecola, quasi mai tali composti sono stati studiati in combinazione”, ricorda Keith I. Block, direttore scientifico del Block Center for Integrative Cancer Treatment in Skokie, Illinois (Usa): “Questa è la prima volta che gruppi di ricercatori con uno spettro di competenze così ampio hanno affrontato il complesso problema delle recidive. Dal lavoro eseguito emerge in maniera convincente che combinazioni accuratamente progettate di composti non tossici potrebbero essere utilizzati per migliorare le cure della maggior parte dei tumori”.

Leggi articolo originale