Quando il tumore del seno diventa resistente al trattamento

   HealthDesk, 14/01/2016

Cancro
Alcune pazienti, tra quelle affette da cancro positivo per i recettori degli estrogeni, diventano resistenti al trattamento. Uno studio ha identificato la firma molecolare di questi tumori. Sarà quindi possibile indirizzare fin da subito le pazienti verso farmaci più efficaci



Un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ha identificato una firma molecolare che caratterizza i carcinomi mammari resistenti al trattamento con antiestrogeni e che potrebbe affiancare il tradizionale recettore per gli estrogeni per selezionare le donne da curare con questi farmaci.

Lo studio, realizzato con il sostegno di AIRC, CARIPLO e Ministero della Salute e pubblicato sulla rivista Oncotarget, si è concentrato sulle cellule staminali del tumore del seno: seppur presenti in basso numero, queste cellule sono in grado, da sole, di rigenerare l’intero tumore, di migrare in circolo e di dare origine alle metastasi.

«Il tumore mammario, che nelle donne costituisce ancora la prima causa di morte per neoplasia, nel 70 per cento dei casi si presenta all’esordio sotto forma di malattia sensibile agli ormoni», ha spiegato Maria Grazia Daidone, direttore del dipartimento di Oncologia Sperimentale e Medicina Molecolare dell’Istituto Tumori. «In questo caso si apre un’opportunità di cura con trattamenti anti-ormonali relativamente poco tossici ed altamente efficaci. Le pazienti che possono beneficiarne vengono identificate in base a caratteristiche intrinseche del tumore, come il recettore per gli estrogeni, un classico biomarcatore di sensibilità agli ormoni. Alcune pazienti però sviluppano resistenza nei confronti della terapia ormonale iniziale, e vengono trattate con farmaci antiormonali di seconda generazione, ad esempio l’antiestrogeno fulvestrant che si è dimostrato efficace anche nel trattamento di donne con tumori metastatici».

Lo studio, ora, aggiunge un tassello importante per meglio selezionare queste donne: «Abbiamo individuato una specifica “firma” molecolare che raggruppa 77 geni particolarmente attivi nei tumori delle donne che possono andare incontro a resistenza a questa terapia», aggiunge Daidone. «A differenza dei biomarcatori di endocrino-resistenza finora individuati, questa firma molecolare è stata generata in un contesto biologico molto rilevante, poiché identificata da un confronto diretto tra cellule di carcinoma mammario del tutto simili, tranne che per le loro caratteristiche di staminalità. La presenza nei tumori di RNA messaggeri codificati da questi geni individua perciò la specifica sottopopolazione tumorale staminale, ritenuta responsabile della progressione metastatica, che spesso si ritrova arricchita in seguito ai trattamenti».

Ora la ricerca va avanti e grazie ai risultati di questo studio si potrebbero individuare ulteriori biomarcatori di sensibilità agli ormoni da affiancare al recettore per gli estrogeni.