Lipofilling al seno, quanto è sicuro?

   Salue Seno, Tiziana Moriconi, 29/03/2016

Facciamo il punto su questa tecnica di chirurgia estetica sempre più utilizzata anche per la ricostruzione mammaria dopo un tumore

Il lipofilling al seno – la tecnica di chirurgia plastica che si basa sul trapianto del tessuto adiposo prelevato dalla paziente stessa, in genere dai fianchi o dai glutei – è sempre più utilizzato anche per la ricostruzione mammaria dopo un tumore. E, stando alle evidenze accumulate finora, sembra essere una procedura sicura. Ad affermarlo è oggi uno studio condotto dal M. D. Anderson Cancer Center dell'Università del Texas e dall'Università del Michigan, pubblicato su Plastic and Reconstructive Surgery.

I dubbi iniziali. Nel 2010, un sondaggio della American Society of Plastic Surgeons sul lipofilling aveva mostrato che la metà dei suoi chirurghi plastici non era certa della sicurezza di questa tecnica. La preoccupazione era (ed è) che le cellule staminali contenute naturalmente nel tessuto adiposo potessero riattivare cellule tumorali dormienti o stimolare lo sviluppo di un nuovo tumore. Anche la società di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica francese (Sofcpre) aveva inizialmente sollevato delle riserve e, ancora nel 2012, la nostra Associazione italiana chirurgia plastica estetica (Aicpe) sosteneva che la tecnica era valida ma anche che sarebbero servite maggiori garanzie. Alcune garanzie oggi le abbiamo: in questi anni anni non si è infatti osservato un aumento dei casi di neoplasie in seguito al lipofilling al seno, e le società scientifiche stanno sdoganando l'intervento.

Lo studio. Per accertare l'assenza di un aumento del rischio di carcinoma mammario legato al lipofilling, i ricercatori americani hanno condotto un'analisi retrospettiva, cioè hanno analizzato alcuni casi di lipofilling al seno effettuati negli anni passati, tra il 1981 e il 2014: 719 mastectomie o quandrantectomie e 305 interventi preventivi o per noduli benigni, seguiti da ricostruzione con lipofilling. Questi casi sono stati confrontati con 670 interventi ricostruttivi post tumore in cui non era stato usato il lipofilling (campione di controllo).

I risultati. Nel primo gruppo, 9 pazienti su 719 hanno sviluppato recidive locali (1,3%), mentre nello stesso periodo, si sono avuti 16 casi di carcinoma su 670 (2,4%) nel campione di controllo. Tra le 305 donne senza tumore non si è avuto nessun caso di neoplasia mammaria. Stando a questi dati, gli autori concludono che non vi è stato alcun aumento del rischio di tumore al seno correlato alla tecnica di lipofilling.

Quindi si può stare completamente tranquilli? “Questi dati sono rassicuranti e ad oggi non c'è nessuna società scientifica che pone un limite a questa tecnica, questo però non significa che abbiamo la certezza assoluta dell'assenza di rischi”, risponde Maurizio Nava, chirurgo oncoplastico e docente presso la Scuola di Chirurgia Plastica dell'Università di Milano. “Per avere la riprova è necessario condurre uno studio clinico randomizzato, creato appositamente per valutare questo rischio, da cui poter ricavare dati che abbiano una reale validità statisticamente significativa. Gli studi come questo, che analizzano a posteriori i dati disponibili, hanno un'affidabilità limitata rispetto a quelli in cui tutte le variabili sono prese in considerazione fin dall'inizio e controllate. Gli studi in ambito medico, in generale, si dividono in 5 livelli in base all'evidenza scientifica che forniscono. Gli studi randomizzati sono di livello 1, mentre questo è un livello 4. Possiamo dire, quindi, che in questo momento ci troviamo in un'area di relativa sicurezza: sulla base delle casistiche presenti in letteratura e di qualche studio in vitro, il trapianto di cellule adipose, di cui le staminali rappresentano circa il 3%, non sembra stimolare la crescita di cellule neoplastiche”.

Lipofilling e mammografie. Definitivamente archiviati, invece, i dubbi secondo cui il trapianto di cellule adipose rappresentasse un problema per la corretta lettura delle mammografie. Come ha spiegato la Sipcre, il tessuto grasso è trasparente alla mammografia, non vi è quindi il pericolo che possa “oscurare” la presenza di un nodulo.


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