Anche le scelte che facciamo a tavola possono aiutare la cura del tumore

   Sportello Cancro, Vera Martinella, 12/05/2016

NUTRIZIONE
Il dimagrimento riguarda sei malati su dieci. Contrastare il calo dell’appetito e la perdita di peso contribuisce molto all’efficacia dei trattamenti. Ecco i consigli degli esperti


Mangiare bene può aiutare a ridurre la tossicità di radio e chemioterapia, mettere il malato di tumore nella condizione migliore per affrontare le terapie, rinforzare le difese dell’organismo, e contribuire a prevenire le complicanze post-operatorie, diminuendo sia la frequenza sia la durata complessiva dei ricoveri. «Non perdere peso è di cruciale importanza per poter proseguire le cure anticancro, anche perché mantenere la massa muscolare riduce gli effetti collaterali delle terapie - spiega Maurizio Muscaritoli, direttore della Nutrizione Clinica al Policlinico Umberto I di Roma -. Inoltre è utile a contrastare la perdita di forza fisica e la debolezza che spesso derivano dalla battaglia contro il tumore, con un effetto positivo sia fisico sia psicologico. Purtroppo però questo aspetto viene ancora spesso trascurato da medici, pazienti e familiari, che ritengono inevitabile un calo di appetito e di chili».

Una «malattia nella malattia»
La malnutrizione in chi combatte contro queste patologie è un problema ancora sottostimato, come dimostrano i dati riportati nel “Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici 2016”, che verrà presentato nei prossimi giorni in occasione della Giornata nazionale organizzata dalla Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia. «Nel 1980 sono usciti i primi studi su perdita di peso e neoplasie - aggiunge Paolo Pedrazzoli, direttore del reparto di Oncologia al Policlinico San Matteo di Pavia - e da allora è stato largamente dimostrato che il deterioramento dello stato nutrizionale influenza negativamente la sopravvivenza dei malati». «Ciononostante - puntualizza l’esperto -, il calo ponderale riguarda (in Italia, ma anche in Europa e Usa) 6 malati su 10 e nel 20 per cento dei pazienti questo una “malattia nella malattia”. Le strategie per contrastare il problema però esistono, il primo passo da fare è semplice: superare la “disattenzione” di oncologi e pazienti». Resta il fatto che molti malati proprio non ce la fanno a mangiare come al solito: c’è chi non ha fame e chi si sente sazio dopo un paio di bocconi; chi ha nausea alla sola vista (o perfino l’odore) del cibo e chi si accorge che il sapore di alcuni alimenti non è più lo stesso.

Supplementi nutrizionali
Che cosa si può fare allora? «Si parte dalla prescrizione di una dieta adeguata, con un apporto nutrizionale che copra il fabbisogno di calorie e proteine che deve essere tarata sul singolo paziente per aiutarlo a recuperare chili o quanto meno a rallentare o bloccare un calo ulteriore - risponde Muscaritoli -. Se necessario, poi, si può ricorrere all’aggiunta di prodotti specifici: integratori nutrizionali totalmente insapori da unire a cibi e bevande (come minestre, sughi, budini, dessert); supplementi nutrizionali orali, cioè bevande già pronte, di vari gusti (bilanciate dal punto di vista calorico, proteico, vitaminico e minerale) acquistabili in farmacia dietro prescrizione e sotto controllo medico, da bere a piccoli sorsi, nell’arco di 30-60 minuti, per evitare senso di gonfiore gastrico e addominale. O ancora - conclude l’esperto -, quando la voglia di mangiare proprio non c’è, è possibile preparare bevande ipernutritive a base di frutta, latte o yogurt e aggiungere un integratore calorico o proteico in polvere secondo le dosi suggerite dal medico e attentamente diluito. Un cucchiaio di gelato può renderla più gradevole e ancora più nutriente il tutto. E questa sorta di frullato può essere bevuto anche tra un pasto e l’altro e per favorire l’aumento il peso. Infine, nei casi in cui l’alimentazione orale non sia sufficiente, si può ricorrere alla nutrizione artificiale in ospedale oppure a casa».


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