Contro i tumori si studia un nuovo promettente farmaco «made in Italy»

   Sportello Cancro, Vera Martinella, 26/005/2016

SPERIMENTAZIONE
È nato nel Centro Ricerche di Nerviano e sviluppato in collaborazione con l'Istituto Nazionale dei Tumori e l’Ospedale Niguarda. Per ora è stato testato su 119 pazienti con tipi diversi di cancro, mostrando buona tollerabilità e una notevole efficacia


Ben tollerato, senza effetti collaterali seri, utile per contrastare diverse forme di cancro. Un farmaco frutto della ricerca “made in Italy” è stato presentato fra le novità più promettenti durante il congresso dell'Associazione Americana per la Ricerca sul Cancro (AACR), tenutosi poche settimane fa a New Orleans. Si tratta di un medicinale ancora agli stadi iniziali di sperimentazione, che grazie al lavoro congiunto del Centro Ricerche di Nerviano, dell’Istituto Nazionale dei Tumori e del Niguarda Cancer Center, ha però mostrato una buona tollerabilità e un'intensa efficacia in pazienti con tumori di diverso tipo, selezionati in base al profilo molecolare.
Una molecola di precisione
Entrectinib, questo il nome del farmaco, ha appena concluso la fase uno di sperimentazione, quella che prevede l'uso di un medicinale per la prima volta nell'uomo con l'obiettivo d'identificare la dose massima sicura con cui può essere somministrato ai pazienti senza eccessivi rischi di tossicità. La molecola inibisce selettivamente le chinasi TRK, ROS e ALK (presenti in tumori del polmone, del colon, nel neuroblastoma e in molti altri tumori solidi, seppure in maniera meno significativa), che possono favorire la proliferazione delle cellule cancerose. «Si tratta di un farmaco di precisione - spiega Filippo De Braud, direttore del Dipartimento e della Divisione di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -: i pazienti idonei al trattamento vanno infatti identificati attraverso uno screening molecolare del tumore: in caso siano presenti le mutazioni TRK, ROS e ALK sulle quali il medicinale è stato "costruito", allora si procede alla cura».
Esiti promettenti

A New Orleans sono state presentati gli esiti di due diverse sperimentazioni di fase uno, che hanno coinvolto complessivamente 119 pazienti, il 72 per cento dei quali ha reagito positivamente al trattamento con entrectinib. Le risposte sono state osservate in diverse tipologie di tumori, tutti portatori di oncogéni TRK, ROS o ALK: carcinoma del polmone non a piccole cellule (NSCLC), carcinoma delle ghiandole salivari simil mammario MASC, astrocitoma cerebrale, carcinoma del colon-retto, carcinoma a cellule renali, melanoma cutaneo e fibrosarcoma infantile. «Le risposte sono state sorprendenti - commenta De Braud, che è anche ordinario di Oncologia Medica all’Università di Milano -. La maggior parte sono state osservate sin dal primo momento temporale in cui erano state previste, tra le 4 e le 8 settimane. Inoltre, la maggior parte dei pazienti ha avuto una risposta alla terapia in corso per 6 mesi, in molti casi per più di un anno».

Tumori cerebrali
Un paziente continua a rispondere dopo più di 2 anni. In un caso presentato all’AACR, un paziente con tumore del polmone NSCLC ha mostrato addirittura una forte riduzione (del 47 per cento) del volume nel tumore del polmone dopo 26 giorni e, allo stesso tempo, le metastasi cerebrali sono completamente scomparse. Dopo quasi un anno, le lesioni polmonari sono diminuite del 79 per cento, e le lesioni cerebrali non si sono ripresentate. «Uno dei più importanti successi della nostra ricerca è stata l’ottimizzazione preclinica del farmaco, con l'obiettivo di renderlo in grado di attraversare la barriera emato-encefalica dei pazienti, obiettivo raggiunto con entrectinib - dice Elena Ardini, responsabile del progetto presso il Centro ricerca di Nerviano Medical Sciences -. I pazienti con un tumore primario al cervello o con metastasi cerebrali hanno sperimentato la promettente attività intracranica del farmaco».


Già avviata la fase due
Certo per ora si tratta di singoli casi, servono conferme su numeri più ampi di pazienti che (si spera) arriveranno con le prossime sperimentazioni. Sulla base dei dati ottenuti finora è infatti già iniziata, in Europa e Stati Uniti, la fase II dei trial clinici, che ha lo scopo di valutare l'efficacia del farmaco in un gruppo di pazienti con una malattia specifica, la sua percentuale di attività e il suo impatto sull'evoluzione della malattia. «La medicina di precisione si può fare per davvero, anche in Italia, quando si mettono a sistema le diverse competenze esistenti e si sviluppa un linguaggio comune tra ricercatori e clinici che è alla base della ricerca traslazionale, fondamentale per lo sviluppo dei nuovi farmaci» conclude Salvatore Siena, direttore del Dipartimento di Ematologia e Oncologia del Niguarda Cancer Center e professore di Oncologia Medica all’Università degli Studi di Milano.



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