Muoversi fa bene al Dna

   saluteseno.it, Tiziana Moriconi, 01/06/2016

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L'attività fisica rallenta l'invecchiamento biologico e riduce il rischio di tumori. Ecco perché


Non c'è alcun dubbio che l'età media si sia allungata notevolmente quasi ovunque nell'ultimo mezzo secolo, con Italia e Giappone in cima alla lista dei paesi più longevi in assoluto. Il merito va prima di tutto agli antibiotici e ai vaccini, ai progressi della medicina, che è riuscita a curare o cronicizzare molte malattie e a quello della biologia, che oggi fa luce su alcuni meccanismi sconosciuti fino a pochi anni fa. Uno di questi è l'effetto positivo dell'attività fisica sul nostro Dna. Sembra, infatti, che il movimento lo “stabilizzi”, rallentando l'invecchiamento e giocando un ruolo importante nella prevenzione delle malattie, tumori compresi.


Una recente conferma arriva da un ampissimo studio pubblicato su Jama Internal Medicine e condotto dal National Cancer Institute di Bethesda (Usa) su oltre un milione e 440 mila persone, seguite in media per 11 anni. Durante il periodo di osservazione, si sono verificati circa 187 mila casi di tumori. L'analisi dei dati mostra che alti livelli di attività fisica sono associati a una riduzione dell'incidenza di 13 tipi di cancro sui 26 presi in considerazione.

L'effetto più marcato si è visto per l'edenocarcinoma dell'esofago, in cui il rischio sembra ridursi del 42%. Seguono i tumori del fegato (27%), del polmone (26%), del rene (23%), dello stomaco a livello del cardias (22%), dell'endometrio (21%), della leucemia mieloide (20%), del mieloma (17%), del colon (16%), della testa e del collo (15%), del retto e della vescica (13%) e del seno (10%).

“Nelle donne operate di tumore al seno, inoltre, si è visto che in chi pratica regolarmente attività fisica la mortalità si riduce drasticamente”, aggiunge Ivan Di Mauro, giovane biologo dell'Università “Foro Italico” di Roma, che ha da poco vinto un finanziamento della Fondazione Umberto Veronesi proprio per studiare gli effetti del movimento, in particolare nelle persone over 65.

“L'età anagrafica è diversa dall'età biologica”, ha spiegato Di Mauro lo scorso 27 maggio, ospite del Wired Next Fest di Milano. “Fino ad alcuni decenni fa si pensava che le mutazioni del Dna avvenissero sporadicamente e in modo spontaneo. Invece le modificazioni, soprattutto quelle transitorie (epigenetiche, ndr.) sono frequenti e rapide. Soprattutto, dipendono dal modo in cui ci comportiamo e dall'ambiente in cui viviamo. In pratica, quello che facciamo 'dice' al Dna come e cosa esprimere”.

“Quello che sappiamo oggi – continua il ricercatore – è che l'attività fisica fa sempre bene, a qualsiasi età, e ha sicuramente un effetto su un importante marcatore dell'invecchiamento: la lunghezza dei telomeri, cioè la parte finale dei cromosomi e che dà stabilità al Dna. Man mano che passano gli anni, i telomeri si accorciano naturalmente, ma l'attività fisica può rallentare la velocità con cui avviene questo fenomeno”.

È importante sapere – come ricorda Di Mauro – che per attività fisica si intende qualsiasi attività moderata: fare una passeggiata a passo veloce, salire le scale, fare le pulizie di casa sono tutti esempi di attività fisica moderata. Secondo le linee guida americane, sarebbero sufficienti 30 minuti al giorno per 5 giorni per vederne gli effetti sul nostro organismo.


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