Genitori dopo il cancro: la rete dei centri per preservare la fertilità

   HealthDesk, 13/07/2016

LA PROPOSTA


«Il desiderio di diventare genitori dopo la malattia è stato per troppo tempo sottovalutato». Per Paolo Scollo, presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetrica (Sigo), è arrivato il momento di cambiare le cose e mettere a disposizione dei malati oncologici tutte le strategie mediche per preservare la fertilità. A seguirlo su questa strada sono i membri dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e della Società Italiana di Endocrinologia (Sie) che hanno appena firmato le Raccomandazioni sull’Oncofertilità, un documento, indirizzato alle istituzioni, che indica gli interventi necessari per dare agli 8 mila cittadini under 40 (5.000 donne e 3.000 uomini) colpiti da tumore ogni anno la speranza di poter diventare genitori.

I firmatari delle Raccomandazioni propongono di istituire in ogni Regione almeno un centro di riferimento che ospita team multidisciplinari composti da ginecologi, senologi, andrologi, biologi e psicologi collegati in rete con i centri oncologici ed ematologici che abbiano esperienza nella gestione di pazienti in età fertile. «Bastano poche strutture specializzate distribuite su tutto il territorio nazionale - dice Scollo - a cui devono fare riferimento altri centri connessi, in modo da realizzare un sistema efficiente ed efficace, senza spreco di risorse e con un’immediata attivazione e potenziamento delle strutture riconosciute idonee e già operanti in Italia».

Le principali tecniche di preservazione della fertilità nella donna sono costituite dalla crioconservazione degli ovociti o del tessuto ovarico e dalle terapie farmacologiche per proteggere le ovaie, mentre nell’uomo dal congelamento del seme o del tessuto testicolare. Il materiale biologico può rimanere crioconservato per anni ed essere utilizzato quando il paziente ha superato la malattia. Attualmente del 10 per cento delle donne che hanno avuto una diagnosi di tumore accede a una delle tecniche di preservazione della fertilità. Per i cittadini – afferma Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom – la Rete costituirà un grande vantaggio perché, dal momento in cui al paziente viene diagnosticata una neoplasia, l’oncologo sarà in grado di metterlo direttamente in contatto con il centro pubblico di riferimento per procedere, dopo adeguato counselling, alla crioconservazione dei gameti prima dell’inizio delle terapie, bypassando tutte le liste di attesa. La consulenza specialistica dovrà infatti avvenire entro 24-48 ore». Attualmente meno del 10 per cento delle donne che hanno avuto una diagnosi di tumore accede a una delle tecniche di preservazione della fertilità. I numeri sono leggermente superiori per gli uomini, ma ancora è troppo poco.