Malati di tumore, le vacanze non sono «proibite»
27 luglio 2016 Sportello Cancro, Vera Martinella, 13/07/2016
Consigli degli esperti
Tre milioni di italiani hanno superato una diagnosi di tumore: alcuni sono guariti e conducono una vita del tutto «normale», altri hanno cronicizzato la malattia e ci convivono da anni, altri ancora stanno affrontando le terapie. In moltissimi casi programmare un periodo di vacanza è possibile, purché la persona interessata sia in condizioni fisiche che consentano di muoversi e gli eventuali trattamenti anticancro in atto lo permettano. «Prendersi un breve periodo di ferie può rivelarsi utile sia per recuperare forze fisiche che per il benessere mentale – sottolinea Maurizio Tomirotti, presidente del Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici (Cipomo) e direttore dell’Oncologia Medica all’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano -. Basta parlarne con il proprio medico e organizzarsi. Spesso con un po’ di buona volontà è possibile». Ecco i consigli del Cipomo per pianificare una vacanza con un paziente oncologico.
Chi può andare in ferie con una diagnosi di tumore?
Chiunque, indipendentemente dallo stadio di malattia o dall’età. L’unico presupposto indispensabile è che il malato sia in grado di spostarsi. E’ naturalmente fondamentale chiedere il parere dello specialista che lo ha in cura (oncologo, radioterapista o chirurgo) e che conosce nello specifico la condizione clinica della singola persona. A lui vanno rivolte domande tecniche e pratiche, per valutare la fattibilità di una qualsiasi vacanza.Nei casi più delicati, essere accompagnati da un familiare o da un amico (meglio se il caregiver abituale) può fare la differenza.
Ci sono mete «proibite»?
No. Mare, montagna, città, in Italia e all’estero. Non esistono limiti particolari validi per tutti. Ancora una volta la regola è una sola: parlare con il medico che, conoscendo nello specifico la situazione, può dare suggerimenti pratici e dettare eventuali accorgimenti o regole da rispettare. L’unico limite, valido per chi ha terapia in corso, è forse quello di evitare gite «itineranti» o destinazioni «estreme» che richiedano spostamenti disagevoli e faticosi: meglio scegliere un’unica meta ben definita prima di partire, verificando che ci sia l’occorrente (come un pronto soccorso o un ospedale con oncologia) in caso di imprevisti.
Cosa bisogna fare, concretamente, per organizzare una vacanza?
Innanzi tutto portare con sé la documentazione che riporta la storia del malato e l’eventuale terapia in corso (meglio tradotto in lingua inglese se si va all'estero) e informarsi prima della partenza a quale struttura rivolgersi per affrontare eventuali urgenze o imprevisti. Se necessario, nel caso si voglia partire per periodi lunghi, programmando per tempo e prendendo contatti con le strutture ospedaliere della località di villeggiatura si può anche pensare, ad esempio, di effettuare una seduta di chemioterapia lontano da casa. Bisogna parlare con l’oncologo curante e verificare che sia fattibile.
Quali attenzioni o precauzioni particolari vanno prese?
In generale tutti i pazienti oncologici devono fare attenzione al sole e proteggersi con particolare cautela: cicatrici chirurgiche, effetti collaterali delle radioterapia o farmaci fotosensibilizzanti rendono la pelle un punto vulnerabile, ma è per lo più sufficiente coprirsi, utilizzare adeguate creme ed evitare di esporsi nelle ore più calde, anche per prevenire cali di pressione o colpi di calore. Curare l'alimentazione preferendo cibi freschi e leggeri con buon apporto di acqua e sali minerali (frutta e verdura, salvo controindicazioni specifiche) e proteine ad alta digeribilità (pesce, formaggi freschi). Ridurre al minimo le bevande alcoliche, bere almeno un litro e mezzo d'acqua al giorno ed evitare cibi non affidabili sul piano igienico.
Quando partire?
Un’accortezza particolare per chi sta affrontando la chemioterapia potrebbe essere valutare i tempi della partenza tenendo presente che sarebbe meglio allontanarsi da casa dopo circa 10-12 giorni dall’ultima seduta, quando in genere è stato smaltito il più degli effetti collaterali che possono debilitare il malato e rendere poco piacevole un viaggio. Così resterebbe all’incirca una settimana di tempo prima della terapia successiva, ma in accordo con l’oncologo si potrebbe ritardare di qualche giorno e arrivare a guadagnare una decina di giorni o qualcosa di più per la vacanza
Le sedute di chemioterapia o radioterapia si possono spostare?
In molti casi rinviare qualche giorno non è un problema e non mette in pericolo l’efficacia dei trattamenti o la vita del paziente. Anche questa è però una scelta che va attentamente valutata (e pianificata in anticipo) con lo specialista.Diverso è il discorso riguardo alla radioterapia: può in molti casi essere rinviato l'inizio del trattamento che però una volta avviato è meglio non interrompere.Anche visite ed esami di controllo, in molte occasioni, possono essere anticipati, posticipati o eseguiti in altre strutture ospedaliere: tutto dipende dal singolo caso e bisogna sempre interpellare il proprio medico curante.
Cosa è indispensabile mettere in valigia?
Portare con sé i farmaci di uso abituale e quelli consigliati dall'oncologo. Non occorrono «scorte» in Italia: le nuove ricette elettroniche sono spedibili anche in regioni diverse da quella di residenza. Nei Paesi della comunità europea l'assistenza ospedaliera è reciprocamente coperta dai Servizi Sanitari pubblici. Al di fuori, è invece bene munirsi di un’assicurazione temporanea.
Camminate, nuotate, gite in bicicletta e sport vari: cosa si può fare?
Anche in questo caso non c’è nulla di vietato in assoluto, anzi l’attività fisica è di grande aiuto per combattere gli effetti collaterali delle terapie, per prevenire le ricadute (come è stato documentato scientificamente da più studi) e anche per migliorare il benessere psicologico.Troppo spesso pazienti e familiari eccedono in cautele: se il paziente se la sente, invece, una moderata e graduale ginnastica, senza esagerare, può essere un toccasana.È indispensabile confrontarsi con l'oncologo per evitare quelle attività che potrebbero essere controindicate dalla condizione clinica specifica del singolo paziente.
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