Tumore al seno, cure più efficaci con «peso forma» e sport

   Sportello Cancro, Vera Martinella, 26/07/2016

STUDIO ITALO-AMERICANO
Una ricerca dimostra che i benefici della chemioterapia sono superiori (anche del 22 per cento) nelle pazienti normopeso. E le terapie possono essere potenziate dal'attività fisica regolare, con ricadute positive anche sull’umore e le capacità cognitive


Fare movimento e non avere chili di troppo si confermano due regole d’oro nella lotta ai tumori. Non solo per tenere alla larga il rischio di ammalarsi, ma anche per avere maggiori possibilità di guarire. A questo risultato sono giunti diversi studi internazionali e ora una nuova ricerca, pubblicata sulla rivista internazionale Cancer Biology & Therapy e condotta dalla Fondazione Pascale di Napoli in collaborazione con la Temple University di Philadelphia (Stati Uniti), conferma che la risposta alla chemioterapia nel trattamento del tumore del seno è anche una questione di peso. L’analisi, condotta all’incirca un centinaio di donne giovani, evidenzia che l’indice di massa corporea è un importante indicatore prognostico e predittivo, a breve e lungo termine, dell’efficacia di una chemioterapia neoadiuvante, effettuata cioè prima della chirurgia. Ovvero, in pratica, pazienti normopeso avrebbero probabilità di ottenere benefici terapeutici maggiorati anche del 22 per cento rispetto a donne in sovrappeso o obese.

Camminare e fare a piedi le scale
Questo studio conferma, nelle giovani pazienti in chemioterapia preoperatoria, che per le donne con tumore del seno è fondamentale mantenere un buono stato di forma fisica. A tal fine, diventa importantissimo correggere o cambiare il proprio stile di vita: prevedendo una dieta sana, ma soprattutto molto movimento, regolare e costante. Pari cioè ad almeno 30 minuti di attività fisica per almeno due-tre volte alla settimana, meglio ancora se affiancati da uno stile di vita attivo che preveda, quando possibile, la rinuncia all’uso di ascensori e scale mobili a favore di scale a piedi e la riduzione del trasporto a motore a favore degli spostamenti a piedi o in bicicletta. Infatti, gli effetti dell’attività fisica, praticata durante e dopo un tumore del seno, influenzerebbero positivamente il rischio di ricadute del tumore (recidive) e di mortalità; ridurrebbero gli effetti collaterali delle terapie (sia la chemioterapia che la terapia ormonale) e tutelerebbero anche la stabilità psicologica, mettendo cioè la donna in terapia più al riparo dal rischio di episodi depressivi, e cognitiva.

Fare sport rafforza il sistema immunitario
«L’attività fisica - dice Michelino De Laurentiis, direttore della Divisione di Oncologia Medica Senologica della Fondazione Pascale di Napoli - è uno strumento tra i più efficaci e con funzionalità terapeutiche nel trattamento del tumore del seno. Lo studio appena pubblicato (che rientra nell’ambito del progetto “Underforty” coordinato da Massimiliano D’Aiuto), ha coinvolto 86 malati di carcinoma mammario, tutte sotto i 45 anni e sottoposte a chemioterapia pre-operatoria, ha dimostrato che quelle “in forma” avevano una migliore risposta alla chemioterapia, con benefici maggiorati anche del 22 per cento rispetto a condizioni di sovrappeso e obesità. L’indicazione per tutte le donne è dunque di praticare regolare attività fisica, aggiungendo alla classica camminata quotidiana anche un impegno ulteriore in palestra, in piscina, della corsa, del ballo o qualsiasi attività sportiva di proprio gradimento: attività che vanno praticate almeno due volte a settimana, come raccomandato da tutti i maggiori organismi internazionali sia prima, quale fattore preventivo, sia durante che dopo un tumore al seno». Praticato prima delle terapie, lo sport mantiene in salute: rafforza il sistema immunitario, evita di andare incontro a obesità e sindrome metabolica, due ben noti fattori che favoriscono lo sviluppo di cancro oltre che di altre malattie quali il diabete o le malattie cardiovascolari. Ma altrettanto importante è lo sport condotto regolarmente durante tutte le fasi di malattia. «Esistono studi - aggiunge De Laurentiis - che dimostrano che donne in terapia per tumore del seno che continuano l’attività fisica o la implementano, ottengono sensibili benefici in termini di riduzione di effetti collaterali, migliore capacità di sopportare i trattamenti, riuscendo a mantenere una buona qualità di vita anche in caso di trattamenti importanti e aggressivi».

Meno rischi di ricadute e benefici per la psiche
Nel dopo-trattamenti, fare ginnastica riveste un ruolo, se possibile, ancora più importante, invece in questa fase di malattia, è quasi sempre trascurata o poco praticata: «Una metanalisi, cioè un riesame di una serie di studi sull’argomento - conclude l’oncologo - che ha coinvolto oltre 120mila donne, ha dimostrato che la pratica fisica costante, pari ad almeno due volte a settimana, riduce il rischio di recidiva o di mortalità, con una efficacia paragonabile all’azione di una chemio, di una ormonoterapia o anche di una terapia con i più recenti farmaci biologici. I benefici dell’attività fisica sono significativi anche per lo stato psicologico, con una diminuzione degli episodi depressivi, ma soprattutto per la conservazione, se non il miglioramento, delle capacità cognitive. È noto infatti che alcuni trattamenti, come la chemio o la terapia ormonale, in un limitato numero di donne possono impattare sull’attenzione, memoria e capacità di eloquio. Diversi studi dimostrano che l’attività fisica svolge una azione positiva su determinate aree del cervello, sull’ippocampo in particolare, preposto a queste funzionalità cognitive, sviluppandone le potenzialità e favorendo l’incremento delle dimensioni dell’area stessa».


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