Tumori in Italia: casi in aumento fra le donne e in calo fra i maschi

   Sportello Cancro, Vera Martinella, 27/09/2016

RAPPORTO 2016
Presentato al Ministero della Salute il volume che scatta la fotografia all’universo cancro: mille nuovi casi al giorno, oltre 3 milioni di connazionali vivi. Un italiano su 20 ha avuto un tumore. Da noi cure uguali o migliori rispetto all’Europa


Aumentano i nuovi casi di tumore fra le donne e diminuiscono fra g  li uomini. Si stima che nel 2016, in Italia, verranno diagnosticati 365.800 nuovi casi di tumore: 176.200 (erano 168.900 nel 2015) nelle femmine e 189.600 fra nei maschi. Migliora fortunatamente la sopravvivenza per molti tipi di cancro, tanto che le due neoplasie più frequenti, il tumore della prostata negli uomini e quello della mammella nelle donne, presentano sopravvivenze a cinque anni dalla diagnosi che si avvicinano al 90 per cento, con risultati ancora migliori per i tumori diagnosticati in stadio precoce. E nel nostro Paese i tumori fanno meno paura rispetto ai Paesi del Nord Europa, che presentano tradizionalmente i più elevati tassi di sopravvivenza nel Vecchio Continente grazie al loro riconosciuto sviluppo ed efficienza sociale e sanitaria. E’ quanto emerge dal censimento ufficiale che fotografa l’universo-cancro in tempo reale grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), raccolto nel volume “I numeri del cancro in Italia 2016” (giunto alla sesta edizione) presentato oggi all’Auditorium del Ministero della Salute in un convegno nazionale.

Molto dipende da noi.Italia, cure uguali o migliori rispetto all’Europa

«Ogni giorno circa mille persone ricevono una diagnosi di tumore – spiega Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM -. È un numero importante che evidenzia il peso della patologia oncologica e lo sforzo continuo per migliorare la sopravvivenza dei pazienti non solo in termini quantitativi ma anche di qualità di vita. Ma l’Italia vanta i risultati migliori proprio nelle neoplasie più frequenti. E il confronto con il Nord Europa lo dimostra, perché la sopravvivenza nel nostro Paese è addirittura superiore in diversi tipi di cancro: laringe, stomaco, fegato, colecisti, pancreas, colon, polmone, prostata, mammella, rene e vescica». Gli esiti sono invece sostanzialmente simili per le neoplasie dell’esofago, intestino tenue, retto, pleura, cervice, corpo uterino, vagina e vulva, testicolo, pene, cervello e leucemie mieloidi acute e croniche. Infine, sono inferiori, ma non oltre i 2-3 punti percentuali, per i tumori della testa e collo, dell’ovaio, melanoma, linfomi e leucemia linfatica cronica.

I tumori più frequenti: colon sempre al primo posto
Secondo le stime, la neoplasia più frequente nel 2016 sarà sempre quella del colon-retto (52mila nuovi casi attesi), seguita da seno (50mila), polmone (41mila), prostata (35mila) e vescica (26.600).In particolare i nuovi casi di tumore del seno erano 48mila nel 2015 e l’aumento è, secondo gli esperti, da ricondurre anche all’ampliamento della fascia di screening mammografico in alcune Regioni, che ha prodotto un aumento significativo dei nuovi casi individuati tra i 45 e i 49 anni. Per gli uomini invece si assiste a un fenomeno opposto, un calo del 2,5 per cento ogni 12 mesi dei casi di cancro nel sesso maschile (le nuove diagnosi nel 2015 erano 194.400). Negli uomini prevale il tumore della prostata che rappresenta il 19 per cento di tutte le neoplasie diagnosticate, seguono quello del polmone (15 per cento), del colon-retto (13), della vescica (11) e dello stomaco (4). Tra le donne il cancro della mammella resta al primo posto e rappresenta il 30 per cento delle neoplasie, seguito da colon-retto (13), polmone (6), tiroide (5) e corpo dell’utero (5).

Restano differenze fra Nord e Sud
Dai confronti nazionali si conferma ancora una differenza nel numero di nuovi casi fra Nord e Sud della penisola. «Da un lato al Meridione ci si ammala di meno – sottolinea Lucia Mangone, Presidente AIRTUM -: persistono fattori protettivi (come differenti stili di vita, abitudini alimentari migliori con la dieta mediterranea più diffusa, fattori riproduttivi, ma anche una minore esposizione a fattori cancerogeni come abitudine al fumo e inquinamento) che rendono ragione di una bassa incidenza di alcune neoplasie. Dall’altro, la minore attivazione degli screening programmati al Sud spiega i valori di sopravvivenza che, per alcune sedi tumorali, rimangono inferiori a quelli registrati al Nord».

Seno, tumore più diffuso fra le femmine di tutte le età.
Per i maschi testicolo (fra i giovani) e prostata dopo i 50 anni
L’incidenza dei nuovi casi è influenzata anche dal sesso e dall’età: nei maschi giovani (0-49 anni) il tumore più frequente è rappresentato dal cancro del testicolo, praticamente raro negli anziani; a seguire melanoma, linfoma non-Hodgkin, tumore del colon-retto e della tiroide. Nella classe 50-69 anni e negli ultrasettantenni il tumore più frequente è rappresentato dalla prostata, seguito dal polmone, colon-retto e vescica; al quinto posto si collocano i tumori della vie aereo digestive superiori, mentre quelli dello stomaco sono appannaggio delle persone anziane (dopo i 70 anni). Nelle femmine invece il cancro della mammella rappresenta la neoplasia più frequente in tutte le classi di età. Nelle donne giovani (0-49 anni) a seguire si collocano tumori della tiroide, melanomi, colon retto e cervice uterina. Nella classe intermedia (50-69 anni) seguono le neoplasie di colon-retto, corpo dell’utero, polmone e tiroide, mentre nelle anziane (over 70) seguono quelle di colon-retto, polmone, stomaco e pancreas.

Lorenzin: «3 milioni di sopravvissuti con diritti da garantire»
«Questo volume che fotografa la realtà italiana - spiega il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nella prefazione del libro - mette in luce la qualità del nostro sistema assistenziale: la sopravvivenza nel nostro Paese è allineata alla media europea e per molti tipi di tumore è superiore. Quello che veniva un tempo considerato un “male incurabile” è divenuto in moltissimi casi una patologia da cui si può guarire o, comunque, con cui si può convivere: sta diventando infatti sempre più una malattia cronica, come altre, che consente alle persone colpite di avere una vita attiva e soddisfacente. Negli ultimi decenni si è registrato un costante incremento delle persone che nel nostro Paese sono vive dopo una diagnosi di cancro: erano 2 milioni e 244 mila nel 2006, sono aumentati sino a oltre tre milioni nel 2016. Le Istituzioni e i clinici devono essere in grado di rispondere alle esigenze di questi pazienti che guariscono o possono convivere a lungo con la malattia e che rivendicano il diritto di tornare a un’esistenza normale. L’utilizzo di questo volume potrà rendere più facile e incisiva l’azione di miglioramento del livello delle prestazioni e dei servizi».In termini di proporzioni, si stima che nel 2016 il 5 per cento dell’intera popolazione italiana (un cittadino su venti) sia vivo dopo una diagnosi di tumore; oltre un terzo (35 per cento) sono persone con 75 anni o più; ancor di più (39 per cento) hanno tra 60 e 74 anni d’età.

Polmone e colon restano i più letali, ma la mortalità diminuisce
«La sopravvivenza è migliorata nel corso degli anni e, migliora, man mano che ci si allontana dal momento della diagnosi – dice Stefania Gori, presidente eletto AIOM -. Per tutti i tumori (esclusi i carcinomi della cute) il 55 per cento degli italiani e il 63 delle connazionali non moriranno a causa del tumore nei cinque anni successivi alla diagnosi. La mortalità continua a diminuire in maniera significativa in entrambi i sessi come risultato di più fattori, quali la prevenzione primaria (e in particolare la lotta al tabagismo, alla sedentarietà e a diete scorrette), la diffusione degli screening su base nazionale e il miglioramento diffuso delle terapie in un ambito sempre più multidisciplinare e integrato».I dati dell’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) indicano per il 2013 (ultimo anno disponibile) 176.217 (98.833 fra gli uomini e 77.384 fra le donne) decessi attribuibili a tumore, 1.000 in meno rispetto al 2012. Le neoplasie sono la seconda causa di morte (29 per cento di tutti i decessi in Italia) dopo le malattie cardio-circolatorie (37 per cento). Il tumore che ha fatto registrare nel 2013 il maggior numero di decessi è quello al polmone (33.483), seguito da colon-retto (18.756), mammella (12.072), pancreas (11.201), stomaco (9.595) e prostata (7.203).

Un capitolo dedicato al Psa per il cancro alla prostata
Per la prima volta un capitolo del volume approfondisce il ruolo del test per la determinazione dell’Antigene Prostatico Specifico (PSA) utilizzato e consigliato per anni per la diagnosi precoce del cancro alla prostata. «Agli inizi degli anni ‘90 l’introduzione di questo esame ha modificato profondamente l’epidemiologia del tumore della prostata – continua Pinto -. Il principale aspetto negativo dell’esecuzione non controllata di questo test è il rischio di sovradiagnosi, cioè di individuazione di tumori che non avrebbero dato luogo a sintomi e non sarebbero stati diagnosticati a causa della loro lenta crescita. Uno studio condotto in Europa su 162.387 uomini ha evidenziato, grazie a questo test, una netta riduzione della mortalità per carcinoma prostatico, pari al 21 per cento. Ma i risultati non sono sufficienti a giustificare un’attività di screening su tutta la popolazione sana . Non sono infatti evidenti effetti nella diminuzione dei decessi tra gli over 70 e servono strategie migliori per minimizzare sovradiagnosi e sovratrattamento e individuare i gruppi a rischio. Nel frattempo, gli uomini dovrebbero essere informati e avere accesso al test del PSA, se lo desiderano, dopo un’attenta valutazione delle ricadute positive e negative e, soprattutto, dopo una valutazione medica».