Trastuzumab, verso un farmaco biosimilare per cure più accessibili

   Salute seno, Marta Impedovo, 13/12/2016

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Uno studio ha dimostrato l’efficacia di un farmaco equivalente del trastuzumab, che potrebbe permettere il trattamento anche in aree del mondo economicamente più svantaggiate



I farmaci biologici, come per esempio gli anticorpi monoclonali, hanno contribuito enormemente alla cura del tumore al seno. Uno di questi, il trastuzumab, è ampiamente utilizzato dalle donne con tumore al seno metastatico. Uno studio guidato da Hope S. Rugo, del Comprehensive Cancer Center dell'Università della California di San Francisco, pubblicato su The Journal of the American Medical Association (Jama), ha dimostrato l’efficacia di un farmaco biosimilare che permetterebbe una maggior sostenibilità economica e quindi più ampio accesso alle cure.

I farmaci biosimilari. Dopo vent’anni dal rilascio in commercio di un farmaco biologico, il brevetto dell’azienda farmaceutica che l’ha prodotto scade, permettendo ad altre di produrne di simili. Concettualmente, un farmaco biosimilare non è molto diverso dal farmaco generico, e costituisce un’alternativa più economica dell'originale. Tuttavia, mentre i farmaci generici sono identici ai farmaci di marca, i farmaci biosimilari prevedono un processo di produzione diverso dal proprio farmaco di riferimento e, quindi, anche studi più lunghi e approfonditi sulla loro efficacia.

Lo studio. Il gruppo di ricercatori che ha portato avanti lo studio ha messo a confronto la risposta di due gruppi di pazienti con tumore al seno metastatico HER2 - positivo al trastuzumab e al farmaco biosimilare. Lo studio è durato 24 settimane e si è svolto su oltre 500 pazienti il cui tumore veniva controllato ogni 6 settimane. Al termine della sperimentazione, il tasso di risposta al farmaco era del 70% per il farmaco biosimilare e 64% per il trastuzumab. Dopo 48 settimane è stato possibile affermare che non esiste una differenza significativa tra la risposta delle pazienti ai due farmaci: sia per quanto riguarda il tempo di progressione del tumore, sia per la sopravvivenza libera da malattia sia per la sopravvivenza generale.

Un passo importante. “Trastuzumab non è un farmaco che si trova facilmente in tutto il mondo - scrivono gli autori dello studio - e un’opzione di trattamento biosimilare potrebbe aumentare e facilitare l’accesso alle terapie biologiche per le donne malate di cancro: il prezzo del biosimilare è infatti sufficientemente economico da permettere anche alle donne che vivono in paesi a basso reddito di accedere alla terapia”.

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