Cancro al seno HER2 positivo: trastuzumab supera se stesso

   www.healthdesk.it, 05.12.2018

Nelle pazienti affette da carcinoma mammario positivo per HER2 il trattamento adiuvante con trastuzumab emtansine riduce il rischio di recidiva o morte rispetto al trastuzumab convenzionale.

È quanto emerge dallo studio di fase III KATHERINE presentato al San Antonio Breast Cancer Symposium 2018 e pubblicati contestualmente sul New England Journal of Medicine.

Trastuzumab emtansine è una versione ingegnerizzata di trastuzumab, il farmaco che ha rivoluzionato il trattamento dei tumori al seno HER2 positivi. Abbina a quest’ultimo un potente chemioterapico (emtansine). In tal modo combina la capacità di riconoscere le cellule HER2 di trastuzumab con la capacità dell’agente chemioterapico di danneggiare le cellule tumorali.

Il trial ha coinvolto 1.486 pazienti con carcinoma mammario HER2 positivo in fase precoce che avevano patologia residua dopo il trattamento neoadiuvante, vale a dire effettuato prima dell’intervento chirurgico. Dopo l’intervento di asportazione del tumore le donne sono state equamente divise per ricevere o il trattamento adiuvante (ossia finalizzato a prevenire le recidive) con trastuzumab o trastuzumab emtansine.

I nuovi dati, che si riferiscono a un periodo di tre anni di osservazione, hanno mostrato che il 12,2% delle pazienti trattate con il farmaco combinato è andata incontro a recidive in questo lasso di tempo a fronte del 22,2% di quelle che hanno ricevuto il trattamento tradizionale; la sopravvivenza libera da malattia invasiva è risultata essere dell’88,3% nel gruppo di pazienti trattati con il nuovo farmaco rispetto al 77% di quelle che hanno ricevuto il trattamento standard.

«Un dato molto incoraggiante se si pensa che ogni anno in Italia 8.000 donne ricevono una nuova diagnosi di tumore al seno HER2 positivo, una delle forme più aggressive di carcinoma mammario. Di queste, circa 3.000 sono a maggior rischio di recidiva», ha detto Pierfranco Conte, Ordinario Oncologia Medica all’Università di Padova, Direttore Oncologia Medica 2, Istituto Oncologico Veneto IRCCS.

«L’Italia ha avuto un ruolo molto importante nello studio KATHERINE, con un totale di 19 Centri coinvolti che hanno reclutato in tutto 110 pazienti», ha aggiunto Claudio Zamagni, direttore dell’Oncologia Medica Addarii del Policlinico S. Orsola di Bologna e coordinatore dei centri italiani partecipanti allo studio. «Questa nuova opzione terapeutica ci pone di fronte ad un vero e proprio cambio di paradigma perché per la prima volta nel tumore HER2+ è possibile personalizzare la terapia sulla base della risposta patologica riscontrata: l'importante novità che ne deriva per la pratica clinica è che nelle donne con carcinoma mammario HER2 positivo useremo sempre di più la terapia neoadiuvante preoperatoria come strategia prioritaria».

«Da sempre il nostro gruppo si è dimostrato particolarmente attento nel cercare soluzioni terapeutiche per il tumore al seno. Ne è testimonianza la storia di trastuzumab, un anticorpo che ha modificato da anni il paradigma di trattamento del carcinoma mammario HER2 positivo», ha commentato Anna Maria Porrini, direttore medico di Roche Italia. «I traguardi raggiunti da questa terapia sono stati successivamente migliorati ulteriormente sia in fase precoce che avanzata dall'utilizzo combinato con pertuzumab, un anticorpo anti-HER2 di nuova generazione. Questi traguardi ci hanno spinto nel tempo a proseguire ancora di più nella ricerca di trattamenti sempre più efficaci e innovativi. Le nuove evidenze fornite dallo studio KATHERINE offrono una ulteriore opzione di trattamento mirato e aprono nuove prospettive per avvicinare sempre più le pazienti all’obiettivo cura».

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