Tumore del seno: l’aggiunta di ribociclib alla terapia ormonale raddoppia le probabilità di sopravvivenza

   www.healthdesk.it, 01/06/2019

Farmaci

 L’aggiunta di ribociclib alla terapia ormonale standard aumenta drasticamente la sopravvivenza globale delle donne in pre-menopausa con tumore al seno in stadio avanzato (positivo per i recettori ormonali e HER2 negativo) rispetto alla sola terapia ormonale. In particolare, dopo 42 mesi di trattamento, i tassi di sopravvivenza globale sono del 70 per cento nelle donne che assumono in trattamento combinato rispetto al 46 per cento di chi è in cura con la sola terapia ormonale. 

Sono i risultati principali della sperimentazione di fase III MONALEESA-7 presentati nel corso del congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO). 

«Si tratta del primo studio che mostra un miglioramento della sopravvivenza di una target therapy quando viene usata insieme alla terapia ormonale come trattamento di prima linea per il tumore al seno in stadio avanzato», ha detto la coordinatrice dello studio Sara A. Hurvitz, a capo del Breast Cancer Clinical Research Program allo UCLA Jonsson Comprehensive Cancer Center di Los Angeles. «L’uso di ribociclib come trattamento di prima linea prolunga significativamente la sopravvivenza globale e ciò è una buona notizia per le donne con questa terribile malattia». 

Il cancro al seno è la principale causa di morte nelle donne di età compresa tra i 20 e i 59 anni.

L’obiettivo del trattamento del carcinoma mammario metastatico «è la cronicizzazione. Un traguardo sempre più vicino grazie ai passi in avanti della ricerca», dice Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento di Senologia e toraco-polmonare dell'Istituto nazionale tumori “Pascale” di Napoli. 

«In Italia – ricorda Lucia Del Mastro, responsabile della Breast Unit del San Martino di Genova - vivono più di 37 mila donne con diagnosi di tumore della mammella metastatico . Di queste, 3.700 hanno un’età compresa fra i 40 e i 49 anni. Si tratta di donne giovani, nel pieno della loro vita familiare e professionale, come madri, mogli e lavoratici. In questi casi, la malattia ha un impatto profondo sull’intera famiglia. Da qui la necessità di opzioni terapeutiche innovative che garantiscano quantità e qualità di vita. Lo studio presentato all’ASCO offre nuove speranze alle giovani pazienti: ribociclib infatti è un trattamento caratterizzato, da un lato, da un’efficacia superiore rispetto alle terapie anti-ormonali standard, dall’altro da una bassa tossicità, consentendo di condurre una vita normale pur continuando le cure per la neoplasia metastatica».

L'Italia «ha giocato un ruolo da protagonista nel programma di ricerca clinica per lo sviluppo di ribociclib con circa mille pazienti inclusi negli studi clinici» sottolinea De Laurentiis. Ribociclib, spiega, «è un inibitore selettivo delle chinasi ciclina-dipendenti, una nuova classe di farmaci che contribuiscono a rallentare la progressione del tumore inibendo due enzimi chiamati chinasi ciclina-dipendenti 4 e 6. L’introduzione di ribociclib, in associazione alla terapia endocrina – conclude De Laurentiis - permetterà a molte più donne con carcinoma mammario metastatico di ricevere in fase iniziale un trattamento efficace a bassa tossicità, evitando o comunque posticipando la necessità di ricorrere alla chemioterapia».

Dal canto suo, Susanne Schaffert, CEO di Novartis Oncology, sottolinea che ribociclib «è l’unico inibitore CDK4/6 a ottenere una sopravvivenza globale statisticamente significativa quando somministrato in combinazione con la terapia endocrina e siamo veramente orgogliosi di condividere questi importanti dati con la comunità dei medici».

 
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