Un rapporto più “umano” con il paziente oncologico gli migliora la qualità della vita. Uno studio italiano lo dimostra

   www.healthdesk.it, 02/06/2019

ASCO 2019

Rendere più “umane” le cure, può migliorare la qualità delle vita delle persone colpite dal cancro in una misura variabile dal 10% al 25%. La prima dimostrazione scientifica – tutta italiana - di questo risultato è stata presentata in questi giorni al meeting annuale dell'Asco di Chicago. Lo studio si chiama HuCare-2, è stato promosso dall'Aiom, l'Associazione degli oncologi medici italiani, insieme con Medea Medicina e arte Onlus, associazione di volontariato di Cremona, e ha coinvolto complessivamente 772 pazienti di 15 diversi reparti di Oncologia distribuiti sul territorio nazionale.

«L’obiettivo principale che si siamo posti - spiega Rodolfo Passalacqua, responsabile scientifico di HuCare e direttore dell’Oncologia di Cremona - è fare in modo che i reparti oncologici introducano una serie di interventi psicosociali che migliorano la salute e la qualità di vita dei malati, contrastare l’ansia e la depressione che interessano circa il 70% dei pazienti oncologici e, in maniera grave, oltre un terzo dei malati».

Con il progetto HuCare2 sono stati avviati nei reparti sei diversi interventi: la formazione di tutto lo staff clinico (in tutto 392 tra medici e infermieri) per migliorare le capacità comunicative e relazionali; lo screening dei pazienti per misurare l’ansia e la depressione; lo screening dei bisogni sociali; l’assegnazione di un infermiere di riferimento a ogni paziente; l’utilizzo di una lista di domande per tutti i malati per favorire la comunicazione con il medico; un percorso strutturato per fornire a malati e caregiver informazioni in modo corretto.

«Siamo orgogliosi che un progetto Aiom sull’umanizzazione delle cure sia stato presentato al più importante appuntamento scientifico mondiale di oncologia» commenta Stefania Gori, presidente nazionale Aiom e direttore dipartimento oncologico dell'ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar. «Fornire un migliore e più appropriato supporto psicologico ai pazienti – sottolinea - è un aspetto imprescindibile del nostro lavoro. Solo nel 30% dei casi i disturbi psicologici che affliggono questa particolare categoria di persone sono diagnosticati e trattati. È un dato che deve essere migliorato, soprattutto se consideriamo l’evoluzione dell’oncologia italiana. Oggi sei italiani su dieci colpiti da tumore riescono a sconfiggerlo e la tutela della qualità di vita dopo e, soprattutto, durante i trattamenti anti-cancro è perciò fondamentale. Si stanno aprendo nuove sfide alle quali dobbiamo saper rispondere in modo adeguato attraverso una sempre più specifica preparazione. HuCare rappresenta quindi un progetto pilota: come Società scientifica – assicura infine - siamo pronti ad avviare nuove iniziative simili».


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