Tumore della mammella triplo negativo: pembrolizumab associato a chemioterapia ...

   www.healthdesk.it, 30/09/2019

ESMO 2019
Tumore della mammella triplo negativo: pembrolizumab associato a chemioterapia aumenta la risposta patologica completa prima della chirurgia


Nel tumore della mammella più difficile da trattare, quello triplo negativo, l’associazione di pembrolizumab e chemioterapia è in grado di eliminare le cellule tumorali nella mammella e nei linfonodi prima dell’intervento chirurgico.

La dimostrazione viene dallo studio di fase 3 KEYNOTE-522 per il trattamento neoadiuvante (prima della chirurgia) e adiuvante (dopo la chirurgia) di pazienti con tumore mammario triplo negativo (TNBC) in stadio iniziale. Lo studio ha valutato un regime neoadiuvante di pembrolizumab in associazione alla chemioterapia, seguita da pembrolizumab come monoterapia adiuvante rispetto a un regime di chemioterapia neoadiuvante seguito da placebo in adiuvante. I risultati dell’analisi ad interim sono stati presentati al Congresso della European Society for Medical Oncology (ESMO) 2019.

In fase neoadiuvante, il trattamento con pembrolizumab in associazione alla chemioterapia ha aumentato significativamente la risposta patologica completa (pCR) rispetto alla chemioterapia da sola dal 51,2% con chemioterapia neoadiuvante al 64,8% con pembrolizumab e chemioterapia neoadiuvante nelle pazienti con TNBC in stadio iniziale. La risposta patologica completa, uno dei due endpoint primari, era di nessun tumore residuo invasivo alla mammella e ai linfonodi. Per quanto riguarda la sopravvivenza libera da eventi (EFS), l’altro endpoint primario dello studio, dopo un follow-up mediano di 15,5 mesi, pembrolizumab ha ridotto il rischio di progressione nella fase neoadiuvante e la recidiva nella fase adiuvante del 37%.

Il profilo di sicurezza con pembrolizumab e chemioterapia di KEYNOTE-522 era in linea con quanto osservato in precedenti studi.

Nel 2019 in Italia sono stimati 53.500 nuovi casi di tumore della mammella «e la forma triplo negativa, il 15%, è la più aggressiva» ricorda Giuseppe Curigliano, professore di Oncologia medica all’Università di Milano e direttore Divisione Sviluppo di nuovi farmaci per terapie innovative all’Istituto europeo di oncologia. «Fino a oggi - prosegue - per queste pazienti la chemioterapia era l’unica terapia utilizzabile, dal momento che, a differenza di quanto avviene nei tipi recettori ormonali positivi e HER2-positivi, manca un bersaglio specifico per la cura della malattia».

La FDA (Food and Drug Administration) statunitense ha designato l’associazione pembrolizumab e chemioterapia quale “Breakthrough Therapy” per il trattamento neoadiuvante delle pazienti con TNBC ad alto rischio in stadio iniziale, sulla base dei dati degli studi di fase Ib KEYNOTE-173 e di fase 2 I-SPY, che hanno dimostrato una promettente attività antitumorale di questa combinazione nel setting neoadiuvante.

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