Il trapianto di microbiota per curare la diarrea da farmaci anti-tumorali

   www.healtdesk.it, 04.09.2020

Il successo
Il trapianto di microbiota intestinale può essere un trattamento efficace per la diarrea causata da alcuni farmaci oncologici
. È quanto emerge da uno studio condotto da medici e ricercatori del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS di Roma e pubblicato su Nature Communications.


Molti dei pazienti in trattamento con farmaci oncologici, come gli inibitori delle tirosin-chinasi (TKI), sono costretti a sospendere o a ridurre in maniera considerevole la posologia del trattamento per la comparsa di una diarrea incoercibile, un effetto indesiderato potenzialmente molto grave, per il quale ad oggi non esistono trattamenti codificati. Per questo, i medici sono spesso costretti a ridurre il dosaggio o addirittura a sospendere la terapia oncologica.

«Il trattamento con gli inibitori delle tirosin-chinasi rappresenta una pietra miliare del trattamento dei tumori renali metastatici. Purtroppo spesso dà come effetto collaterale la diarrea, che non ha ad oggi un trattamento specifico, al di là della sospensione della terapia anti-neoplastica o della riduzione della posologia del farmaco», piega Ernesto Rossi, oncologo medico presso il Comprehensive Cancer Center della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCSS.

Da qui l’idea di verificare l’efficacia del trapianto di microbiota quale potenziale terapia. L’approccio è stato testato in su 20 pazienti con carcinoma a cellule renali in trattamento con gli inibitori delle tirosin-chinasi. I soggetti arruolati sono stati randomizzati a ricevere un trapianto di microbiota fecale da donatore o placebo, mediante una colonscopia modificata. A distanza di 4 settimane dal trattamento, si è osservata la risoluzione completa della diarrea in 7 dei pazienti trattati con trapianto di microbiota (la diarrea era scomparsa già dopo una settimana dal trapianto), contro nessuno dei soggetti assegnato al gruppo di controllo. Grazie al trapianto dunque, questi pazienti hanno potuto evitare la riduzione della posologia degli inibitori delle tirosin-chinasi, che si è invece resa necessaria in 3 dei pazienti del gruppo di controllo.

«Un riscontro interessantissimo è la corrispondenza tra attecchimento dei batteri del donatore (tra i quali i commensali benefici come Akkermansia muciniphila) e risposta clinica», spiega -Gianluca Ianiro, gastroenterologo dedicato allo studio del microbiota e del trapianto fecale, dirigente medico presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. «Finché si mantiene l’attecchimento infatti i sintomi non ricompaiono. Lo studio dei meccanismi dell’attecchimento sarà essenziale, nel futuro, per migliorare gli esiti clinici del trapianto fecale nelle diverse patologie».

«La manipolazione del trapianto di microbiota intestinale attraverso il trapianto di feci, si è dimostrata ancora una volta efficace e utile nella pratica clinica (viene già effettuata con successo nelle coliti ricorrenti da Clostridium difficile)», aggiunge Giovanni Cammarota, gastroenterologo della Cattolica. «Sono attualmente in fase di studio una serie di altre potenziali applicazioni del trapianto di microbiota intestinale, in ambiti clinici molto diversi: dalle malattie infiammatorie croniche intestinali, alle malattie neurologiche (autismo), alla sindrome metabolica e al diabete. Il nostro studio apre per la prima volta un nuovo possibile scenario di trattamento delle diarree indotte dalle terapie oncologiche. Sarà interessante valutare l’efficacia trapianto di microbiota per il trattamento delle diarree indotte da tutti gli agenti terapeutici attualmente in uso in oncologia».

«La preparazione e la gestione del materiale fecale da trapiantare è un’attività non banale che deve essere condotta seguendo precise procedure», precisa Maurizio Sanguinetti, direttore del Dipartimento Scienze di laboratorio e infettivologiche del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e ordinario di Microbiologia, Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma. «Per questo motivo il Laboratorio di Microbiologia, nelle persone del dottor Luca Masucci (UOC Microbiologia del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS), e del dottor Gianluca Quaranta, (UOC di Igiene Ospedaliera del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS), ha da tempo certificato tali procedure nell’ambito dapprima della Certificazione ISO9001:2015 e poi chiedendo e ottenendo l’accreditamento presso il Centro Nazionale Trapianti del Laboratorio stesso. Il rispetto di tali procedure garantisce una sicura e riproducibile preparazione delle popolazioni batteriche che saranno poi trapiantate nei pazienti, in questo caso oncologici».

«Questa ricerca – ricorda Giampaolo Tortora, ordinario di Oncologia medica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma e direttore della UOC di Oncologia Medica e del Comprehensive Cancer Center della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS - si colloca nell’ambito di un grande progetto che abbiamo in corso e dal quale ci aspettiamo molto. Questa pubblicazione segna un passaggio importantissimo perché è la prima volta che si dimostra una cosa del genere nell’uomo, ma riteniamo che si possa andare anche molto oltre questo risultato, sia per quanto riguarda il controllo della tossicità delle terapie oncologiche che l’aumento della loro efficacia. Studi su modelli animali suggeriscono che questo approccio potrebbe funzionare anche sulla diarrea da chemioterapia, da immunoterapia e su altri farmaci a bersaglio molecolare».

«Questo studio – conclude Antonio Gasbarrini, ordinario di Medicina Interna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma e Direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS - rappresenta una pietra miliare per le conoscenze sul microbiota intestinale, uno dei principali filoni di ricerca sviluppato negli ultimi anni dal nostro gruppo di ricerca. In particolare stiamo identificando nuove impronte o ‘firme’ microbiologiche in grado di predire la risposta ai farmaci o la comparsa di effetti collaterali ad essi correlati. Questo articolo, primo del suo genere, rappresenta un ulteriore tassello nella dimostrazione di come il microbiota abbia una funzione cruciale nella modulazione del sistema immunitario e di come una sua rimodulazione possa prolungare la durata ed ottimizzare l’efficacia delle chemioterapie oncologiche».


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