Tumore al seno: la radioterapia in sala operatoria efficace come la tradizionale

   www.healtdesk.it, 03/09/2020

Il confronto

Lo studio appena pubblicato sul British Medical Journal era atteso da tempo. Gli oncologi aspettavano infatti maggiori prove di efficacia di una procedura che ai loro occhi appariva già molto promettente, capace di alleggerire notevolmente il trattamento delle donne con tumore al seno allo stadio iniziale. Stiamo parlando della radioterapia intraoperatoria che consiste nel somministrare le radiazioni della radioteraia convenzionale solamente durante l’intervento chirurgico direttamente sui tessuti coinvolti dal tumore senza bisogno di sedute successive.

Mancavano finora dati sufficienti per considerare le due procedure, la singola dose in sala operatoria e la radioterapia convenzionale, ugualmente valide e quindi intercambiabili.

La radioterapia “interna” presenta alcuni vantaggi rispetto a quella esterna: l’irradiazione è mirata ai tessuti bersaglio e risparmia altri tessuti e organi come il cuore, i polmoni, la pelle. Inoltre viene effettuata in sedazione nel corso dell’intervento chirurgico senza che la paziente si accorga di nulla.

Ora i nuovi ri sultati dimostrano che la radioterapia intraopertaoria in singola dose permette nell’80 per cento dei casi di evitare ulteriori sedute di radiotarepia dopo l’asportazione del tumore, procurando quindi meno effetti collaterali.

E, cosa ancora più importante, i tassi di sopravvivenza o le possibilità di recidiva non sono diverse dalla radioterapia esterna.

I ricercatori hanno coinvolto nello studio 2.300 donne di più di 45 anni di età provenienti da 32 centri di 10 Paesi che avevano i requisiti per essere sottoposte a un intervento conservativo (lumpectomia, rimozione solo di una parte del tessuto mammario).
 
Le partecipanti al trial sono state divise in due gruppi, uno trattato con radioterapia intraoperatoria in una sola dose durante l’operazione e uno con una tradizionale radioterapia esterna nel corso di 3-6 settimane dopo l’intervento.

Il monitoraggio a lungo termine, durato quasi 9 anni, delle pazienti ha dimostrato che le due procedure si equivalgono: non sono emerse differenze statisticamente significative nel tasso di sopravvivenza e di recidiva.

«Per le pazienti con carcinoma mammario in fase iniziale che soddisfacevano i criteri di selezione dello studio, la radioterapoa intraoperatoria a dose singola immediata adattata al rischio durante la lumpectomia si è dimostrata un'alternativa efficace alla radioterapia a fasci esterni», scrivono i ricercatori.

Gli scienziati, infine, invitano i medici a proporre l’opzione della radiotarepia intraopreatoria alle donne che rispondono ai requisiti clinici e che devono essere sottoposte a un intervento chirurgico. Perché per molte di loro la terapia potrebbe concludersi in sala operatoria.


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