Il tumore al seno è più aggressivo quando emerge tra una mammografia e la successiva

   www.healtdesk.it, 07/10/2020

Lo studio
I casi di tumore al seno individuati tra un controllo e un altro hanno maggiori probabilità di essere aggressivi. Il tasso di mortalità è tre volte più alto rispetto a quelli emersi durante la mammografia di routine


Se la diagnosi di tumore al seno arriva nell’intervallo di tempo tra una mammografia e la successiva ci sono elevate probabilità che si tratti di una forma aggressiva difficile da curare. Lo hanno dimostrato i ricercatori dell’Università di Manitoba in Canada mettendo a confronto la gravità dei casi di tumore al seno individuati nel corso dello screening con quelli emersi tra un controllo e l’altro. Il termine specifico per indicare questo tipo di tumori con diagnosi intermedia tra due mammografie è “cancro intervallo”.

Lo studio, pubblicato su JAMA Network Open, si è basato sui dati di più di 60mila donne tra i 50 e i 64 anni contenuti nei registri nazionali dei tumori. Tra il 2004 e il 2010 sono state eseguite 212mila mammografie e sono stati individuati 1.600 casi di tumore. Il programma di screening in Canada, così come in Italia, prevede una mammografia ogni due anni dopo i 50 anni.

Tra le donne che hanno ricevuto una diagnosi di tumore tra uno screening e un altro si è registrata una mortalità per cancro al seno di tre volte superiore rispetto a quella registrata tra le donne che avevano scoperto il tumore nel corso del controllo di routine. Il cancro intervallo ha maggiori probabilità di essere di grado elevato (II o III) e di essere di un tipo aggressivo (triplo negativo, Her2 positivo) che prevede necessariamente il ricorso alla chemioterapia.

Dall’analisi dei dati sono emersi 705 tumori individuati con lo screening. Rientrano in questa categoria i casi diagnosticati entro sei mesi da un risultato sospetto della mammografia. Sono emersi inoltre 206 cancri intervallo, ossia casi diagnosticati nei due anni successivi a una mammografia con risultato normale e 275 casi di tumore in donne che avevano lasciato passare più di due anni tra un controllo e l’altro. Si aggiungono infine al calcolo i 501 casi di tumore tra le donne che non avevano mai aderito al programma di screening.

In tutto nel periodo di osservazione si sono verificati 170 decessi per tumore al seno: 20 nel gruppo delle pazienti che avevano ricevuto una diagnosi durante il controllo di routine, 29 nel gruppo intervallo, 27 tra le donne non aderenti al programma e 94 nel gruppo che non aveva eseguito affatto i controlli.

È evidente quindi che le donne che saltano del tutto gli appuntamenti del programma di screening sono quelle che rischiano di più. Questo risultato era prevedibile: senza mammografia difficilmente si può avere una diagnosi precoce di un tumore.

Più complessa è invece la spiegazione della gravità dei casi di cancro intervallo.Secondo gli autori dello studio il fenomeno potrebbe dipendere da una combinazione di tre fattori: alcuni tumori sfuggono alla mammografia; l’intervallo di due anni tra un controllo e il successivo è molto lungo quando il tumore è particolarmente aggressivo; l’ultima mammografia aveva dato un risultato falso negativo.

«Sono necessarie strategie al di là delle attuali pratiche di screening mammografico per ridurre l'incidenza, migliorare l’individuazione e ridurre le morti per questi tumori al seno potenzialmente letali», concludono i ricercatori.  

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