Nelle “molecole jolly” il futuro della lotta contro il cancro

   www.healtdesk.it, 01/11/2020

Congresso Aiom
Colpiscono in maniera selettiva le mutazioni genetiche, indipendentemente dall’organo malato, e per questo vengono chiamati “farmaci agnostici”: per la stragrande maggioranza degli oncologi, otto su dieci, sono loro ormai il fulcro della lotta contro i tumori.


Non per nulla sono stati uno dei temi al centro del più recente Congresso dell'Aiom, l'Associazione degli oncologi medici italiani, che si è svolto in modalità virtuale dal 30 ottobre all'1 novembre, durante il quale sono stati presentati anche i risultati di un sondaggio della Società scientifica sul livello di conoscenza dei test genomici.

Il sondaggio, realizzato con il contributo di Bayer, dice che l'accessibilità ai test diagnostici, indispensabili per adottare la giusta decisione sulla terapia, è buona: la maggioranza degli specialisti ha a disposizione un laboratorio di biologia molecolare o di anatomia patologica per l’esecuzione degli esami (46,4% nell’ospedale in cui lavora e 42,2% in un vicino centro di riferimento). La criticità, tuttavia, sta nella possibilità di applicare nella pratica clinica i Molecular Tumor Board, cioè gruppi multidiscipliari che supportino il clinico nell’interpretazione dei test molecolari e nella scelta della terapia migliore. Tutti gli oncologi ritengono infatti che sia giunto il momento di applicarli nella pratica clinica (per il 47,6% in tutte le patologie, per il 51,8% in alcune patologie selezionate), ma solo uno su dieci (il 13%) può contare sulla presenza di questi team nella propria struttura.

Finora, a “governare” la clinica in oncologia è stato il modello istologico, il cui punto di partenza è la localizzazione del tumore, seguita dall’esame istologico, dalla scelta del farmaco e dall’indicazione terapeutica. La recente approvazione di molecole con indicazione agnostica sta portando però all’affermazione di un nuovo modello, definito “mutazionale”. «Si tratta di una vera e propria rivoluzione scientifica e culturale – sottolinea Giordano Beretta, presidente nazionale dell'Aiom - destinata a condurci lontano da un’oncologia pensata attraverso gli organi colpiti o l’istologia. Il punto chiave del nuovo processo è rappresentato dalla profilazione genomica, cioè dall’individuazione delle mutazioni che giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo delle neoplasie, definite “driver”. Da qui deriva la scelta del farmaco e l’indicazione terapeutica, indipendentemente dalla sede del tumore».

Come sottolinea Antonio Marchetti, professore di Anatomia patologica all’Università di Chieti, oggi «il ruolo del patologo è fondamentale nell’inquadramento delle patologie oncologiche, dalla definizione prognostica alla caratterizzazione immunofenotipica con anticorpi specifici per diversi antigeni che caratterizzano alcune forme tumorali permettendo di inquadrarle perfettamente, fino alla caratterizzazione molecolare».

In questa prospettiva, Aiom, Siapec-Iap (Società italiana di anatomia patologica e di citologia diagnostica), Sibioc (Società italiana di biochimica clinica e biologia molecolare clinica) e Sif (Società italiana di farmacologia) hanno stilato le Raccomandazioni 2020 sui farmaci agnostici.

L’Italia «è al vertice a livello europeo nell’oncologia di precisione – ricorda Anna Sapino, presidente Siapec-Iap - proprio grazie alla rete nazionale per i test bio-molecolari istituita da Aiom e Siapec-Iap». E «all’orizzonte – aggiunge - si stanno già profilando altri marcatori agnostici che potrebbe aiutare a predire la risposta all’immunoterapia».

Un Fondo unico per i farmaci innovativi. Il nostro Paese può vantare, in campo oncologico, anche un altro primato, quello del maggior numero di nuovo farmaci antitumorali a cui i pazienti oncologici possono accedere: 33 nel periodo 2015-2018 rispetto ai 24 della media europea. Un risultato ottenuto anche grazie alla “fast track approval”, garantita dal Fondo per i farmaci oncologici innovativi, istituito con la legge di Bilancio 2017. È però concreta la possibilità che alla fine di quest'anno il tetto di 500 milioni di euro del Fondo per i farmaci oncologici innovativi sia superato. Per questo l’Aiom chiede che sia istituito un Fondo unico per i farmaci innovativi, superando l’attuale assetto che prevede due Fondi distinti, uno per le terapie innovative oncologiche e uno per le altre malattie.

«La proposta – precisa Beretta – risponde all’esigenza di rimediare alla probabile incapienza del Fondo per farmaci oncologici innovativi, a fronte di un plausibile avanzo nel Fondo per i farmaci innovativi non oncologici, determinato, in larga parte, dall’uscita delle terapie per il trattamento dell’epatite C. Entrambi hanno un tetto di 500 milioni di euro. Nel primo quadrimestre del 2020, la spesa per gli innovativi oncologici ha già raggiunto i 262 milioni di euro. In caso di superamento del tetto entro dicembre, i pazienti rischiano di subire ritardi nell’accesso alle terapie innovative».

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