Un numero sbagliato di cromosomi: l’anomalia che ci permette di riconoscere e colpire le cellule tumorali

   www.healthdesk.it, 30/01/2021

Che fosse una caratteristica delle cellule tumorali si sapeva. Ma non si sapeva che potesse rappresentare il punto debole dei tumori. Invece l’aneuploidia, l’anomalia nel numero dei cromosomi, è indice di vulnerabilità. La scoperta su Nature

Tra le cellule tumorali e quelle sane c’è una differenza che fa la differenza più delle altre. E che può venire considerata il tallone d’Achille dei tumori, il punto debole da prendere di mira per sconfiggere la malattia. L’hanno individuata un gruppo internazionale di ricercatori tra cui scienziati della Tel Aviv University e dell’Istituto Europeo di Oncologia e dell’Università Statale di Milano. Si tratta dell’anomalia del numero dei cromosomi, aneuploidia, una caratteristica unica delle cellule tumorali che per la prima volta viene riconosciuta come la parte vulnerabile dei tumori e il bersaglio terapeutico ideale. Lo studio, che potrebbe rappresentare un nuovo progresso in un campo come quello dell’oncologia in continua evoluzione, è stato pubblicato su Nature.

L’aneuploidia è una caratteristica specifica delle cellule cancerose che consiste in una alterazione della struttura genetica delle cellule tumorali. In condizioni normali le cellule umane posseggono in tutto 46 cromosomi, due coppie di 23 cromosomi (uno proviene dal padre e l’altro dalla madre), mentre quelle tumorali ne hanno spesso di più o di meno.

La scoperta dell'aneuploidia delle cellule cancerose non è recente, ma risale a più di un secolo fa quando ancora non si sapeva nulla delle caratteristiche genetiche dei tumori.

Finora tuttavia questo segno distintivo del cancro, che si trova nel 90 per cento dei tumori solidi (come tumore del seno e del colon) e nel 75 per cento di quelli ematologici, non era mai stato sfruttato come bersaglio di cura, perché fino a poco tempo fa mancavano gli strumenti necessari per creare modelli in vitro di cellule aneuploidi. Ora che gli strumenti ci sono è stato possibile osservare in laboratorio come si comportano le cellule aneuploidi. E scoprire che sono il punto debole dei tumori. Perché queste cellule sono per loro natura sensibili ad alcune molecole chiamate inibitori del SAC (dall’inglese “spindle assembly checkpoint”), che, in sostanza, ostacolano la divisione cellulare. Se il SAC non funziona le cellule muoiono. «Abbiamo dimostrato un’alta dipendenza delle cellule aneuploidi dai geni coinvolti nel corretto funzionamento del SAC, il macchinario cellulare deputato alla divisione cellulare attraverso il quale ogni cellula genera due cellule figlie. Questa interazione tra aneuploidia e SAC ha una rilevanza clinica: inibendo SAC infatti le cellule aneuploidi muoiono. Si apre quindi la prospettiva concreta dell’utilizzo dei SAC inibitori come terapia anticancro», ha spiegato Marica Ippolito dell’Istituto Europeo di Oncologia e dell’Università Statale di Milano.

L’aneuploidia, il punto di vulnerabilità delle cellule tumorali, potrebbe forse anche favorire la resistenza alla chemioterapia. Se così fosse si potrebbe avere un doppio utilizzo clinico di questo fondamentale segnale-spia dei tumori, affermano i ricercatori.

Intanto però la scoperta può già aprire la strada allo sviluppo di nuovi farmaci nell’ambito della medicina personalizzata. I farmaci inibitori del Sac sono già in fase di sperimentazione clinica, ma non è noto quali pazienti risponderanno ad essi e quali no. I risultati di questo studio suggeriscono che sarà possibile utilizzare l'aneuploidia come marker biologico per identificare i pazienti che risponderanno meglio a questi farmaci.

«Il nostro lavoro rappresenta una pietra miliare nella ricerca contro il cancro. L’oncologia molecolare ha individuato, tumore per tumore, numerosi geni coinvolti nella trasformazione neoplastica della cellula, utilizzabili come bersagli terapeutici. Noi oggi abbiamo aperto una strada nuova e più ampia, perché abbiamo dimostrato che una caratteristica genetica delle cellule tumorali, l’aneuploidia, che si trova nel 90 per cento dei tumori solidi e nel 75 per cento di quelli ematologici, può essere di per sé un bersaglio. Non solo: abbiamo trovato delle molecole, gli inibitori del cosiddetto SAC (dall’inglese “spindle assembly checkpoint”), in grado di interferire con l’aneuploidia e di sfruttarla per mirare e colpire le cellule cancerose», ha spiegato Stefano Santaguida, group leader del Laboratorio di integrità genomica allo IEO e docente di Biologia Molecolare all’Università Statale di Milano.


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