Ignora l'organo e colpisce il tumore ovunque sia: è iniziata l'era dell'immunoncologia di precisione

   www.healthdesk.it, 24/03/2021

Lo studio
Melanoma, sarcoma, mesotelioma, tumore del polmone a piccole cellule e non a piccole cellule, della vescica e gastrico: di queste neoplasie soffrivano i 2.420 pazienti nei sette studi analizzati nella metanalisi coordinata dall’Università La Sapienza di Roma e pubblicata sul “Journal of Translational Medicine”, illustrata mercoledì 24 marzo in un tutorial on line promosso da Bristol Myers Squibb. È la prima valutazione agnostica (cioè indipendente dall’organo colpito) al mondo di due molecole che agiscono in modo complementare sul sistema immunitario: nivolumab più ipilimumab.

La combinazione ha aumentato le risposte del 68% e ha ridotto il rischio di progressione della malattia del 20% e di morte del 13% rispetto alla monoterapia con solo nivolumab. Singoli studi hanno inoltre evidenziato che, grazie alla combinazione di nivolumab e ipilimumab, è possibile ottenere una sopravvivenza a lungo termine in diversi tipi di tumore particolarmente difficili da trattare in fase avanzata, come quelli del polmone (circa 40.880 nuovi casi stimati in Italia nel 2020), del rene (13.520), il melanoma (14.900) e il mesotelioma (1.900).

«L’effetto sinergico delle due molecole non è meramente additivo – sottolinea Paolo Marchetti, direttore dell'Oncologia medica B del Policlinico Umberto I di Roma, professore di Oncologia all’Università La Sapienza e prima firma della metanalisi - ma consente una notevole amplificazione delle risposte, migliorandone la velocità, l’entità e la durata. Così è possibile ottenere un controllo dei sintomi più consistente e rapido». Nivolumab più ipilimumab è «il primo esempio di combinazione di molecole che agiscono in modo complementare sul sistema immunitario – aggiunge l'oncologo - e che permettono di raggiungere risultati clinici importanti. Questo approccio basato sui meccanismi di risposta e resistenza rappresenta un primo passo verso l’immuno-oncologia di precisione, superando il modello della medicina basata sulla stratificazione dei pazienti in base a fattori predittivi di risposta. Quest’ultimo modello è volto a ridurre il numero di pazienti da trattare per ottenere un vantaggio clinicamente rilevante – precisa Marchetti - mentre il modello agnostico consente di ampliare il numero di pazienti che possono trarre vantaggio da una specifica modalità terapeutica».

Per le persone colpite dalla forma più comune di cancro del polmone, quella non a piccole cellule, la combinazione di nivolumab e ipilimumab associata a ci  cli limitati di chemioterapia (due invece di 4-6) ha evidenziato un netto vantaggio in termini di sopravvivenza globale rispetto alla sola chemioterapia. Nello studio CheckMate -9LA su più di 700 pazienti, che ha condotto all’approvazione di questo regime terapeutico in Europa lo scorso novembre, la combinazione delle due molecole, associata a due cicli di chemioterapia, in prima linea nel tumore metastatico «ha ridotto - ricorda Carmine Pinto, direttore dell'Oncologia medica Clinical Cancer Center di Reggio Emilia - il rischio di morte del 31% rispetto alla sola chemioterapia. E la sopravvivenza a un anno ha raggiunto il 63% rispetto al 47% con la sola chemioterapia».
  
Anche nel tumore del rene, spesso scoperto in fase avanzata o metastatica, le due molecole insieme hanno ottenuto, come osserva Giuseppe Procopio, responsabile dell'Oncologia medica genitourinaria dell'Istituto tumori di Milano, significativi risultati, con tassi di sopravvivenza globale a quattro anni del 53,4% rispetto al 43,3% con sunitinib.

La combinazione di nivolumab più ipilimumab per il trattamento in prima linea del melanoma avanzato (non resecabile o metastatico) venne approvata dall'Ema, l'Agenzia del farmaco europea, quasi cinque anni fa, nel maggio del 2016, sulla base di uno studio (CheckMate -067) su 945 pazienti che ha mostrato una sopravvivenza a cinque anni del 52%. «Un risultato davvero eccezionale – sostiene Paolo Ascierto, direttore dell'Unità di Oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto Pascale di Napoli -se si considera che, prima dell’introduzione dell’immuno-oncologia, questa percentuale non superava il 5%». In Italia, però, la combinazione non è rimborsata dal Servizio sanitario nazionale, aggiunge Ascierto, e solo la Campania «con una scelta di civiltà» ne garantisce la rimborsabilità ai pazienti colpiti da melanoma con metastasi cerebrali.

«La pandemia ha sottolineato l’urgenza di rendere subito disponibili le terapie innovative. Anche il cancro non può aspettare» avverte Marchetti e «serve un cambio di passo anche in Italia nelle procedure di approvazione dei nuovi trattamenti in grado di cambiare le aspettative di sopravvivenza a lungo termine».

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