Arriva in Italia talazoparib per il trattamento del tumore della mammella metastatico HER2- con mutazione BRCA 1/2

   www.healthdesk.it, 01/12/2021

Farmaci
A seguito dell’autorizzazione alla rimborsabilità da parte dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), anche in Italia è disponibile talazoparib, farmaco della classe dei PARP-inibitori, indicato come monoterapia per il trattamento di pazienti con carcinoma mammario HER2 negativo, localmente avanzato o metastatico, con mutazioni germinali BRCA1/2.


In Italia ogni anno si ammalano di tumore al seno circa 50 mila donne, il 15% delle quali diventeranno metastatiche o sono già metastatiche alla diagnosi. Nel 10% dei casi il tumore esprime una mutazione della linea germinale del gene BRCA trasmesso per via ereditaria.

«L’accesso al test BRCA è disponibile su tutto il territorio nazionale – osserva Saverio Cinieri, direttore dell'Oncologia medica e responsabile della Breast Unit del San Antonio Perrino di Brindisi, presidente dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) – e il rimborso dello stesso per i pazienti oncologici che possono avere le mutazioni è garantito. Per decidere a quali donne, o uomini proporre il test BRCA esistono linee guida e raccomandazioni emanate da Aiom e pubblicate sul sito www.aiom.it»

Gli enzimi PARP «hanno il compito di riparare i danni al Dna» spiega Lucia Del Mastro, direttrice della Clinica di Oncologia medica e coordinatrice della Breast Unit al Policlinico San Martino di Genova. «Anche le proteine BRCA1 e 2 regolano la riparazione del Dna – precisa - che però è carente nelle pazienti con mutazione BRCA. Quando le cellule tumorali vengono esposte a sostanze che bloccano il meccanismo di riparo legato ai PARP, vale a dire gli inibitori di PARP, non sono più in grado di riparare in alcun modo i danni del Dna e questo ne blocca la crescita e le conduce a morte». Talazoparib «rappresenta una nuova, importante e specifica strategia terapeutica mirata per i tumori al seno BRCA mutati – sottolinea ancora Del Mastro - che prima della disponibilità degli inibitori PARP venivano trattati solo con chemioterapia o con terapia ormonale nel caso fossero presenti i recettori per gli ormoni».

L’approvazione di talazoparib si basa sui risultati dello studio di Fase 3 EMBRACA, condotto su 431 pazienti, che ha dimostrato che con talazoparib, a 12 mesi dall’inizio del trattamento, la malattia non è progredita in circa il 40% dei pazienti trattati con talazoparib rispetto al 20% dei pazienti trattati con chemioterapia, con una riduzione del rischio di progressione di circa il 50%.

«I tumori al seno non sono tutti uguali. Ognuno ha le proprie caratteristiche – ricorda Alberto Stanzione, direttore dell'Oncologia di Pfizer in Italia – sia a livello di espressione dei recettori sia a livello di mutazioni nei geni BRCA. A oggi si calcola che circa il 10% dei tumori al seno presentino questo tipo di mutazioni. Ed è proprio in questi casi che la malattia si presenta in forma aggressiva già in giovane età. Non solo, sono proprio questi tumori ad avere maggiori probabilità di recidiva. Con talazoparib, Pfizer si è impegnata quindi a fare di più per queste pazienti – conclude Stanzione - sviluppando una soluzione che non solo potesse offrire un beneficio clinico in termini di efficacia ma fosse volta anche a migliorare la maneggevolezza della terapia e la qualità di vita di queste donne».


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