Tumore al seno: a ogni donna il trattamento giusto

   www.healthdesk.it, 17/02/2022

Il convegno

L’88 per cento delle donne con tumore al seno è vivo a cinque anni dalla diagnosi e nella gran parte dei casi può essere raggiunta la guarigione. Merito dei progressi dello screening e delle terapie ottenuti negli ultimi anni.


Delle più recenti conquiste dell’oncologia si è parlato al webinar “Dalla parte delle donne: Focus sul Carcinoma Mammario”, l’iniziativa on line a cui hanno partecipato i massimi esperti italiani che ha anticipato il convegno nazionale Focus sul Carcinoma Mammario che vede riuniti a Udine, e collegati da remoto, per due giorni oltre 500 specialisti da tutta Italia (18-19 febbraio).

«Stiamo vivendo un’era in cui l’evoluzione scientifica risulta estremamente rapida e in continua evoluzione. C’è quindi la necessità di districarsi in una situazione più favorevole per i pazienti ma anche con maggiori complessità da gestire. Oggi riusciamo ad avere molte più informazioni biologiche sui vari sottotipi di carcinomi e si aprono così nuove strade per lo sviluppo dei farmaci. È molto importante la ricerca traslazionale e perciò la stretta collaborazione tra i vari specialisti e anche tra i clinici e gli oncologi sperimentali», dichiara Fabio Puglisi, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica presso l’IRCCS CRO di Aviano e responsabile scientifico del convegno.

In Italia vivono 834.200 donne con una diagnosi di tumore al seno che oggi rispetto a ieri possono contare su una vasta gamma di terapie innovative e personalizzate e su tecniche diagnostiche sempre più precise.

«È questo il caso della biopsia liquida, una procedura non invasiva che ci permette una diagnosi più precisa della natura molecolare del carcinoma attraverso l’identificazione di alterazioni presenti nel Dna. Grazie al progresso della tecnologia un’ulteriore risorsa è l’intelligenza artificiale che, se utilizzata in oncologia, può darci un quid in più per raggiungere risultati migliori rispetto anche al passato più recente», specifica Puglisi.

Al convegno di Udine viene dedicato ampio spazio ai test genomici che, dopo oltre un anno dall’introduzione nel nostro Paese, sono stati finalmente resi rimborsabili. «Sono esami di facile esecuzione e che presentano indubbi vantaggi. Consentono una migliore selezione della terapia adiuvante e quindi la scelta, o meno, della chemioterapia in aggiunta al trattamento anti-ormonale nella malattia con recettori ormonali espressi. È uno dei temi più caldi degli ultimi anni anche perché la reale disponibilità gratuita, per tutte le pazienti in tutta Italia, è stata più volte posticipata a causa di problemi e ritardi burocratici-amministrativi. Da un punto di vista strettamente scientifico i test genomici devono far parte della pratica clinica quotidiana perché presentano degli indubbi vantaggi e consentono di evitare cure inutili», spiega Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione Italiana Oncologia Medica (AIOM).

Al convegno si fa il punto sulle opportunità terapeutiche più recenti passando in rassegna le novità principali del 2021.

«Tra queste, va segnalata la terapia adiuvante con agenti antiormonali e l’inibitore delle Chinasi Ciclina-dipendenti Abemaciclib, ancora non rimborsata in Italia. Dati importanti sono stati ottenuti anche nell’incremento della sopravvivenza del carcinoma metastatico. Il farmaco Ribociclib in associazione all’inibitore dell’aromatasi Letrozolo ha dimostrato di essere una accoppiata vincente in alcuni sotto gruppi di pazienti con carcinoma cosiddetto luminale dove si è registrato un dato senza precedenti: 60 mesi di sopravvivenza mediana», dichiara Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento di Senologia e Toraco-Polmonare dell’Istituto Tumori di Napoli.

Infine, segnali incoraggianti arrivano dall’impiego dell’immunoterapia nel tumore del seno triplo negativo che è in assoluto la forma di tumore più aggressiva. «Dopo essere stata utilizzata nel trattamento del melanoma e di altri carcinomi sta evidenziando le sue potenzialità anche nel tumore della mammella sia nello stadio avanzato che in quello precoce. Oltre ai dati che già conoscevamo su atezolizumab si aggiungono quelli nuovi su pembrolizumab. Per quanto riguarda la malattia HER2 positiva avanzata ottimi risultati sono quelli relativi all’impiego dell’immunoconiugato trastuzumab-deruxtecan. Si tratta di una cura molto efficace che utilizza un anticorpo a cui si lega la chemioterapia. Quest’ultima viene veicolata direttamente in sede tumorale dove viene rilasciata, facilitando una maggiore attività e limitando la tossicità. Altra novità importante è quella relativa all’inibitore tirosino-chinasico Tucatinib in combinazione con trastuzumab e capecitabina. L’associazione dei tre farmaci ha dimostrato una buona efficacia nel trattamento di pazienti con metastasi cerebrali da carcinoma HER2-positivo», conclude Lucia Del Mastro, Coordinatrice della Breast Unit dell’IRCCS San Martino di Genova.


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