Tumore al seno, scoperta una nuova causa di rischio di metastasi

   www.healthdesk.it, 31/01/2022

Lo studio
Scoperto un nuovo campanello d’allarme che segnala un aumentato rischio di metastasi del tumore al seno. I risultati di uno studio, condotto presso il Centro di Biotecnologie Molecolari dell’Università di Torino, hanno evidenziato come l’aumentata espressione della proteina PI3K-C2a sia direttamente correlata a un aumento della probabilità di metastatizzazione del tumore primario. La ricerca condotta su oltre 2mila pazienti con tumore al seno è stata pubblicata su Advanced Science.


Il cancro al seno è il tumore più diffuso e una delle principali cause di mortalità nelle donne in tutto il mondo. Sebbene la diagnosi precoce e l'intervento terapeutico migliorino significativamente il tasso di sopravvivenza delle pazienti, l’insorgenza di metastasi nelle fasi avanzate della malattia, rappresenta ancora la causa principale dei decessi.

I ricercatori hanno scoperto che l’aumentata attività lipide-chinasica della proteina PI3K-C2a sarebbe in grado di indurre un cambiamento nella struttura delle cellule tumorali, promuovendo l’insorgenza di caratteristiche pro-migratorie. In questo modo, la cellula tumorale diventa capace di “staccarsi” dalla massa tumorale primaria cominciando a muoversi all’interno del sistema circolatorio. Così facendo aumenta la possibilità di infiltrarsi nei tessuti generando formazioni metastatiche.

L’aspetto innovativo dello studio, sostenuto prevalentemente da Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, è stata l’individuazione del meccanismo molecolare che permette alle cellule di migrare e metastatizzare. I ricercatori hanno osservato che la cascata di segnalazione intracellulare attivata da elevati livelli di PI3K-C2a porta all’inattivazione funzionale di uno dei principali regolatori della migrazione cellulare, la proteina R-RAS.

In particolar modo, è stato possibile dimostrare, grazie all’utilizzo di modelli murini e pesci zebra, come l’utilizzo di un inibitore selettivo, capace di limitare il funzionamento della proteina PI3K-C2a, sia in grado di bloccare il processo migratorio e invasivo delle cellule di tumore al seno. I dati ottenuti in laboratorio saranno ora da confermare in ulteriori studi preclinici e clinici.


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