Cancro al seno: identificato un meccanismo che determina la resistenza alle terapie

   www.healthdesk.it, 08/03/2022

Lo studio
Resistono alla chemioterapia e alle terapie ormonali favorendo la formazione di metastasi e recidive. Lo fanno alcune cellule tumorali del carcinoma mammario soprattutto nei casi diagnosticati in fase avanzata. Ora un gruppo di ricercatori del dipartimento PROMISE all’Università di Palermo ha scoperto un meccanismo che determina la resistenza alle terapie.


Con circa 55mila nuove diagnosi effettuate in Italia ogni anno, il tumore alla mammella è la neoplasia più diffusa nelle donne. In generale la diagnosi precoce dei tumori, e in modo particolare per il tumore alla mammella, aumenta l’efficacia degli approcci terapeutici e la sopravvivenza dopo cinque anni dalla diagnosi che oggi raggiunge circa l’87 per cento dei casi. La mortalità si è ridotta negli ultimi anni di circa lo 0, 8 per cento ogni anno. Ma i tumori diagnosticati in una fase avanzata sono meno sensibili alle terapie convenzionali e sono anche caratterizzati dalla frequente comparsa di recidive e di metastasi a distanza.

Numerosi studi hanno dimostrato l’esistenza di un gruppo di cellule, altamente resistenti ai trattamenti chemioterapici, responsabili della recidiva e della formazione di metastasi. In questo contesto, i ricercatori dell’Università di Palermo hanno recentemente identificato una popolazione di cellule staminali tumorali, presente nei tumori resistenti all’ormonoterapia e ai farmaci chemioterapici, caratterizzata da un’alta espressione di molecole coinvolte nei meccanismi di riparazione del DNA. «Con questa scoperta abbiamo identificato un meccanismo con cui i tumori della mammella possono resistere ai comuni trattamenti anti-tumorali. L’uso di terapie in grado di colpire selettivamente le cellule tumorali più aggressive risparmiando le cellule sane dovrebbe permettere di contrastare la progressione dei carcinomi della mammella», dichiara Matilde Todaro, a capo del gruppo di ricerca. I risultati dello studio, sostenuto da AIRC e pubblicati sulla rivista Oncogene, potrebbero consentire lo sviluppo di strategie innovative per il trattamento dei tumori caratterizzati da un fenotipo aggressivo. 

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