Cancro: scoperto un nuovo meccanismo all’origine delle metastasi

   www.healthdesk.it, 14/03/2022

Lo studio
Le cellule tumorali prese di mira dalle terapie che sfuggono alla morte (apoptosi) si riprogrammano e acquisiscono caratteristiche pro-metastatiche che le inducono a migrare. Il processo è stato ricostruito da ricercatori dell’Università di Ginevra


Quel che non le uccide le rende più forti. Succede a un tipo specifico di cellule tumorali, individuate da un gruppo di ricercatori dell’Università di Ginevra, che sfiorano la morte (apoptosi) per effetto della chemioterapia, sopravvivono per un pelo e acquisiscono caratteristiche pro-metastatiche, ossia che favoriscono le metastasi.

Queste cellule, chiamate “PAME” (cellule post-apototiche pro-metastatiche), potrebbero diventare in futuro un target terapeutico nel trattamento delle forme di tumori resistenti alla chemioterapia.

Lo studio, pubblicato su Cell Reports, dimostra che le cellule PAME sfuggite alla morte cellulare riprogrammano se stesse diventando capaci di staccarsi dal tumore originale e diffondersi ad altri organi attraversando tessuti, vasi sanguigni o canali linfatici.

«Non sappiamo come mai in un determinato momento, alcune cellule si separano dal tumore primario. Il fenomeno è difficile da analizzare perché prima di migrare non c’è nulla che possa distinguere le future cellule metastatiche o le cellule pro-metstatiche dalle altre cellule all’interno di un tumore», spiega Ariel Ruiz i Altaba, professore di medicina all’Università di Ginevra e autore principale dello studio.

Gli scienziati hanno scoperto che l’esperienza della morte imminente spinge alcune cellule del tumore primario ad assumere caratteristiche pro-migratorie. A volte il processo è innescato dalle stesse terapie, soprattutto quelle che privano le cellule cancerose dell’energia e dell’ossigeno. I trattamenti di questo tipo possono arrivare molto vicino a uccidere alcune cellule senza però riuscirci. Così queste cellule scampate alla morte si rafforzano e diventano più pericolose.

Gli scienziati sono giunti a questa conclusione grazie a un esperimento sugli animali. Per prima cosa hanno prelevato campioni di tumore da due pazienti affetti da cancro al colon e poi hanno trapiantato le cellule tumorali umane nei topi, dove sono proliferate formando nuovi tumori.

Queste cellule sono state sottoposte a un'esperienza di morte imminente che ha causato uno stress del reticolo endoplasmatico simile a quello causato da alcuni farmaci chemioterapici. La vicinanza alla morte ha provocato lo sviluppo delle cellule PAME.

Gli scienziati hanno scoperto in seguito che le cellule PAME innescano una tempesta di citochine che induce le cellule adiacenti a unirsi a loro e a migrare per formare metastasi.

I risultati dello studio aprono la strada a nuove prospettive terapeutiche, mirate in particolare a ridurre il rischio di metastasi indotte dai farmaci. «Attualmente, uno dei criteri principali nella scelta di un trattamento è la capacità di restringere il tumore. Grazie al nostro studio, le cellule PAME appaiono ora come potenziali bersagli terapeutici e di prevenzione delle metastasi che vale la pena prendere in considerazione» conclude Ruiz i Altaba.


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