Tumore al seno HER2+: Grazie alle nuove terapie sarà possibile curare più pazienti

   www.healtdesk.it, 30/06/2022

L’analisi
Tumore al seno HER2+: il 10% delle donne presenta una recidiva a 5 anni. Grazie alle nuove terapie sarà possibile curare più pazienti

I nuovi trattamenti antitumorali per il carcinoma mammario HER2+, se somministrati in fase metastatica, prolungano la sopravvivenza (cronicizzando la malattia, con oltre il 50% di pazienti vive per più di 5 anni), ma non sono in grado di eradicare la malattie. Se somministrati invece in fase non-metastatica gli stessi farmaci, combinati con chirurgia e radioterapia, possono portare a guarigione una fetta di pazienti, evitando lo sviluppo di recidive ed il lungo percorso di cura ad esse conseguente. Per fare il punto sull’avanzamento della ricerca e sui nuovi standard terapeutici, Over Group ha organizzato l’evento di presentazione dello “Studio sul rischio residuo di recidiva nelle pazienti con tumore della mammella HER2+’, promosso dalla Fondazione Periplo e realizzato grazie al supporto non condizionante di Pierre-Fabre.

La maggior parte delle pazienti con tumore mammario HER2+ non metastatico guarisce definitivamente; tuttavia, dall’indagine dei risultati delle sperimentazioni cliniche, effettuate dalla consensus conference della Fondazione Periplo, si evince come circa il 10 per cento sviluppa una recidiva entro i primi 6 anni dalla diagnosi (con comparsa spesso di metastasi a distanza) nonostante l’uso delle più appropriate terapie.

«La constatazione di questi risultati ha spinto un gruppo di ricercatori e clinici esperti in tumore della mammella a confrontarsi per discutere sul da farsi, sotto l’egida della Fondazione Periplo. Nelle riunioni abbiamo esplorato quale potesse essere il bisogno insoddisfatto di queste pazienti e cercato poi un consenso su un’area non ancora coperta dai risultati della ricerca. Poiché la popolazione delle pazienti è molto eterogenea, si è dovuto trovare - attraverso una revisione sistematica della amplissima letteratura - quali fattori mettessero la paziente a rischio di avere una recidiva nonostante i trattamenti ad oggi disponibili superiore al 10 per cento entro i primi 6 anni dalla diagnosi: rischio considerato inaccettabile comportando la metastatizzazione a distanza (ed in alcuni casi al sistema nervoso)», ha spiegato Paolo Pronzato, direttore UO Oncologia Medica 2, IRCCS Ospedale Policlinico San Martino Genova, Coordinatore Rete Oncologica Liguria.

Sono stati identificati tre gruppi di pazienti che ricadono in questa casistica: le pazienti con carcinoma mammario HER2+ con linfonodi positivi che ricevono terapia post-operatoria con Pertuzumab in aggiunta a trastuzumab, sebbene con un rischio modulato a seconda del numero di linfonodi coinvolti; le pazienti con carcinoma mammario HER2+, che trattati con chemioterapia e trattamento anti-HER2 pre-operatori, presentino residuo di malattia alla chirurgia; anche se trattati con T-DM1 dopo intervento chirurgico e le pazienti con carcinoma mammario HER2 che abbiano raggiunto una risposta patologica completa dopo trattamento con chemioterapia e terapia anti HER2 in fase pre-operatoria, ma che avessero un tumore iniziale di 5cm o superiore o linfonodi positivi prima di iniziare qualsiasi terapia. Per queste pazienti bisogna puntare ad un potenziamento della terapia.

«Certamente bisogna continuare nella ricerca clinica con l’offerta del reclutamento in trial clinici scientificamente ed eticamente impeccabili, ma non bisogna dimenticare l’uso di farmaci non ancora rimborsati in Italia ma già ora disponibili attraverso fornitura in uso nominale o in altre indicazioni sul mercato italiano, perché sono anche questo un modo per prevenire la diffusione della malattia», ha concluso Pronzato.  

Leggi articolo