Tumore lobulare del seno: allo IEO il nuovo test genetico che predice il rischio di recidiva

   www.healthdesk.it, 12/07/2022

Il test
113 geni analizzati con un semplice esame del sangue per valutare il rischio di recidiva e la famigliarità del tumore al seno lobulare. È possibile grazie al LobularCard, il test genetico offerto dall’Istituto Europeo di Oncologia estremamente più accurato rispetto ai test standard che analizzano 29 geni. L’obiettivo è garantire per ogni paziente percorsi di sorveglianza oncologica migliori e identificare precocemente eventuali recidive per aumentare la possibilità di guarigione. Il test è utile anche proteggere i familiari nel caso emerga un aumentato rischio di sviluppare un tumore ereditario. In presenza di mutazioni ereditarie, infatti, il test viene esteso anche ai parenti che verranno indirizzati a un programma di sorveglianza e prevenzione.


«I tumori lobulari, che rappresentano il 10-20 per cento di tutti i tumori del seno, spesso sono orfani di target-therapy. Non sono cioè attualmente disponibili terapie molecolari mirate alle specifiche mutazioni genetiche di queste neoplasie. Il mondo della ricerca oncologica pone quindi una grande attenzione a questo tipo tumore nella convinzione condivisa che una migliore caratterizzazione molecolare porterebbe a progressi importanti nella personalizzazione della gestione terapeutica delle pazienti. Il test LobularCard è un passo avanti in questa direzione perché offre lo studio del più ampio pannello di geni disponibile a livello internazionale», spiega Giovanni Corso, responsabile scientifico del progetto di ricerca, finanziato dalla Fondazione Umberto Veronesi.

La valutazione del rischio (o stratificazione in termini tecnici), è fondamentale perché permette di mettere a punto un percorso di cura più mirato in base al rischio individuale di ogni paziente di sviluppare una recidiva. Il tumore lobulare presenta, rispetto agli altri tipi, un rischio leggermente superiore di ripresentarsi nel seno controlaterale a distanza di tempo dalla prima diagnosi.

«LobularCard è una pietra miliare per la cura delle pazienti con tumore lobulare non solo perché identifica quelle ad alto rischio di recidiva, che diventano immediatamente “osservate speciali”, ma anche perché apre nuovi fronti per trovare farmaci più efficaci, mirati a specifici geni. Per questo le pazienti sottoposte al test partecipano a un ampio progetto di ricerca, che prevede di coinvolgere 1.000 donne in 3 anni. In realtà credo che chiuderemo lo studio molto prima perché da poche settimane abbiamo iniziato ad eseguire il test e le richieste da parte delle pazienti sono già molto numerose. Una conferma in più che le donne credono nell’innovazione e hanno fiducia nella ricerca», conclude Paolo Veronesi, direttore del programma Senologia IEO e professore all’Università La Statale di Milano.

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