Il sospetto: il paracetamolo riduce l’efficacia dell’immunoterapia contro il cancro
12 settembre 2022 www.healthdesk.it, 09/09/2022
Il sospetto
Tre studi indipendenti dimostrano che i pazienti oncologici con elevati livelli di paracetamolo all’inizio dell’immunoterapia hanno esiti peggiori. C’è il timore che il farmaco antipiretico agisca sul sistema immunitario ostacolando l’azione del trattamento immunologico
Il paracetamolo fa da freno all’immunoterapia. I pazienti oncologici che cominciano una terapia immunologica con elevati livelli del comune farmaco antipiretico nel sangue hanno esiti peggiori. Lo dimostrano tre studi che hanno valutato i tassi di progressione libera da malattia (progression-free survival, PFS) e di sopravvivenza complessiva (overall survival, OS) in associazione al livello di paracetamolo riscontrato prima dell’avvio del trattamento.
Il più ampio dei tre studi, con 392 partecipanti, ha dimostrato che i pazienti con quantità rilevabili di paracetamolo all’inizio della terapia con nivolumab (un inibitore del checkpoint PD-1) avevano una probabilità del 33 per cento inferiore di sopravvivenza rispetto ai pazienti che non avevano tracce del farmaco nel sangue.
Un altro studio su 297 pazienti trattati con un farmaco immunoterapico inibitore di PD-1-L1 ha mostrato una riduzione del 50 per cento della progressione libera da malattia e della sopravvivenza complessiva nel gruppo di partecipanti che prima di iniziare la terapia immunologica avevano assunto paracetamolo. Il farmaco antipiretico e analgesico sembrerebbe compromettere a tal punto l’immunoterapia che nessuno dei pazienti coinvolti nel terzo studio (34 presone) con elevate quantità di paracetamolo ha ottenute risposte significative dalla cura contro il cancro che potenzia il sistema immunitario.
I dati clinici dei tre studi sono in linea con quelli osservati negli animali. Una sperimentazione condotta su modelli animali di cancro al colon, descritta su Annals of Oncology, si è conclusa mostrando che gli animali sottoposti all’immunoterapia e pre-trattati con paracetamolo avevano molte meno probabilità di sopravvivere alla malattia di quelli che non avevano assunto paracetamolo.
Con tre studi clinici differenti e uno studio pre-clinico che giungono alla stessa conclusione è difficile pensare a una coincidenza. È altamente probabile, quindi, che il paracetamolo riduca l'immunità antitumorale mediata dai linfociti T nei tumori avanzati.
Il motivo per cui ciò accada è ancora da scoprire, ma è evidente che il farmaco vada usato con estrema cautela se non del tutto evitato nei pazienti oncologici sottoposti a terapia immunologica. Anche perché non è chiaro se il paracetamolo abbia effetti negativi anche nel corso della terapia.
Gli autori di un editoriale di accompagnamento hanno definito i risultati dello studio pre-clinico «importanti, convincenti e preoccupanti»: «I dati vanno a sostegno del fatto che il paracetamolo sembra smussare l'efficacia dell’inibitore del checkpoint immunitario, forse attraverso l'attivazione di elementi immunitari regolatori, vale a dire T-regs (cellule T regolatorie). La conclusione principale di questo lavoro suggerisce che uno dei farmaci più utilizzati nei pazienti può mitigare i benefici dell'immunoterapia contro il cancro. Sebbene questo studio richieda una conferma prima di eliminare radicalmente l'uso del farmaco nei nostri pazienti, i dati richiedono a tutti noi che trattiamo pazienti con inibitori del checkpoint immunitario di riesaminare se i nostri pazienti devono davvero assumere il paracetamolo», scrivono gli autori dell’editoriale.