Tumore al seno triplo negativo: positivi test su virus 'ammazzacancro'

   https://www.healthdesk.it/ricerca/tumore-seno-triplo-negativo-positivi-test-virus-ammazzacancro?utm_source=newsletter&%3Butm_medium=daily&%3Butm_campaign=apertura, 27/02/2023

Lo studio
In uno studio di fase 2 la terapia combinata del virus oncolitico talimogene laherparepvec con la chemioterapia neoadiuvante ha dato risultati promettenti, inducendo risposte elevate e l’attivazione delle cellule immunitarie


Un virus cosiddetto oncolitico, che infetta e uccide preferenzialmente le cellule tumorali, già approvato per il trattamento del melanoma avanzato, è stato testato in un trial clinico di fase 2 in pazienti con tumore al seno triplo negativo allo stadio iniziale. I risultati sono promettenti: in combinazione con la chemioterapia neoadiuvante il virus geneticamente modificato che infetta e uccide le cellule tumorali (denominato talimogene laherparepvec) ha ottenuto risposte significative e l’attivazione delle cellule immunitarie. I risultati della sperimentazione, condotta presso il Moffitt Cancer Center in Florida, sono stati pubblicati su Nature Medicine.

Le pazienti con tumore al seno triplo negativo, che rappresentano il 15 per cento di tutti i casi di carcinoma mammario, hanno solitamente prognosi peggiori rispetto a quelle con altri tipi di tumore al seno. Le terapie usate con successo nelle altre tipologie di cancro della mammella, infatti, non funzionano altrettanto bene quando il tumore è triplo negativo.


Il carcinoma mammario triplo negativo ha un “difetto” che compromette la riuscita delle terapie ormonali. Il problema è che in questo tipo di tumori manca del tutto l’espressione dei recettori degli estrogeni e del progesterone, ed è scarsa o del tutto assente l’espressione della proteina Her2.

Mancano cioè i bersagli della terapia ormonale e dei farmaci che prendono di mira i recettori della proteina Her2 che, di conseguenza, non possono essere efficaci. La terapia standard per il carcinoma mammario triplo negativo in stadio iniziale è la chemioterapia citotossica con la recente aggiunta di dell’anticorpo monoclonale pembrolizumab, sfortunatamente associata a pesanti effetti collaterali.

I ricercatori del Moffitt Center hanno pensato di cambiare strategia e di ricorrere all’oncovirus talimogene laherparepvec per la sua capacità di attivare le cellule immunitarie. Talimogene laherparepvec è un virus herpes simplex 1 modificato che contiene sequenze codificanti per la proteina GM-CSF, che può stimolare il sistema immunitario. Il virus viene iniettato direttamente nel tumore, si replica all’interno delle cellule tumorali distruggendole e innescando così la produzione di antigeni derivati dal tumore. Le cellule immunitarie a quel punto possono riconoscere gli antigeni, infiltrarsi nel tumore e colpire le cellule tumorali per annientarle.

Inoltre, la proteina GM-CSF prodotta dal virus aiuta a reclutare le cellule immunitarie nel tumore.

Nello studio di fase 2 è stata testata l’efficacia dell’oncovirus in combinazione con la chemioterapia standard prima dell’intervento chirurgico su 37 pazienti pazienti con tumore al seno triplo negativo. Ebbene, il 45,9 per cento ha ottenuto una risposta dalla terapia, l’89 per cento delle pazienti è rimasto libero da malattia due anni dopo il trattamento e non si sono verificate recidive nelle pazienti che hanno ottenuto buone risposte. Il profilo di sicurezza non differiva in modo significativo da quello associato alla chemioterapia standard, ad eccezione di una maggiore probabilità di febbre di basso grado, brividi, mal di testa e dolore al sito di iniezione.

I ricercatori hanno anche analizzato i livelli di biomarcatori immunitari e valutato se questi biomarcatori fossero correlati alle risposte dei pazienti.

Dall’analisi è emerso che la maggior parte dei campioni di tumore durante le prime sei settimane di trattamento presentava livelli più elevati di linfociti T indirizzati contro il tumore e una maggiore attivazione delle vie di segnalazione immunitaria.

I pazienti che avevano avuto risposte migliori alla terapia avevano livelli più elevati di cellule T CD8 alla sesta settimana rispetto ai pazienti che non avevano risposto altrettanto bene alla terapia. Queste osservazioni suggeriscono che l'attivazione precoce di una risposta immunitaria può portare a risultati migliori nei pazienti con carcinoma mammario triplo negativo.

«I nostri risultati dimostrano che talimogene laherparepvec, quando aggiunto alla chemioterapia sistemica, può aumentare le risposte nel carcinoma mammario triplo negativo ad alto rischio in stadio iniziale. Esistono prove di una robusta attivazione immunitaria all'interno del tumore che giustficano ulteriori indagini sulla combinazione delloncovirus con l'attuale chemioimmunoterapia per il carcinoma mammario triplo negativo», ha affermato Soliman, direttore medico del Clinical Trials Office di Moffitt e autore principale dello studio.


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