Tumori del seno e chemioterapia: fare di meno ottenendo di più

   https://www.healthdesk.it/ricerca/tumori-seno-chemioterapia-fare-meno-ottenendo-pi?utm_source=newsletter&%3Butm_medium=daily&%3Butm_campaign=notizie, 20/03/2023

Lo studio
La terapia adiuvante per le pazienti con un tumore del seno HER2-positivo può essere ridotta di intensità, ottenendo stessa efficacia e minore tossicità anche nel lungo termine.


Lo conferma una ricerca appena pubblicata sulla rivista Lancet Oncology, corredata da un editoriale di Giuseppe Curigliano, direttore della Divisione Nuovi farmaci per terapie innovative dell’Istituto europeo di oncologia e professore di Oncologia medica all’Università Statale di Milano.

I tumori HER2-positivi rappresentano il 15% di tutti i nuovi casi di carcinoma mammario e si caratterizzano per la sovraespressione della proteina HER2, che li rende biologicamente aggressivi e resistenti ad alcuni farmaci anticancro.

«Questo lavoro – dice Curigliano - rappresenta una pietra miliare nella storia del cancro della mammella: abbiamo definitivamente dimostrato che per i tumori iniziali HER2-positivi, “si può fare di meno ottenendo di più”».

Lo studio completa un percorso iniziato dal gruppo di Curigliano in Ieo nel 2009 che ha dimostrato che i tumori HER2-positivi in stadio iniziale hanno in realtà una prognosi molto buona se diagnosticati in fase molto precoce e quindi possono essere trattati con terapie chemioterapiche meno aggressive e meno tossiche. Il lavoro appena pubblicato, spiega ancora l'oncologo, «aggiunge ora un tassello importante: la de-escalation mantiene il suo beneficio anche nel lungo termine, oltre i dieci anni» e «ha anche dimostrato che, nel futuro, potremmo identificare quelle pazienti in cui “fare di più” potrebbe essere utile, ma anche e soprattutto che in altre pazienti, “fare ancora di meno” è possibile, con l’uso di un nuovo marcatore, denominato HER2DX».

Nel lavoro su Lancet Oncology, insieme a Sara Tolaney e altri otto colleghi del Dana Farber Cancer Institute, «presentiamo un’analisi dei risultati a dieci anni dello studio di riferimento sulla de-escalation» precisa Paolo Tarantino, coautore dello studio e ricercatore del team di Curigliano allo Ieo. Su 406 pazienti coinvolte nella sperimentazione, il tasso di sopravvivenza legata al tumore mammario è stato del 98.8% a dieci anni, con sole sei recidive a distanza.

«Sotto l’egida della Società europea di oncologia medica (ESMO) il nostro gruppo ha recentemente sviluppato uno strumento di classificazione per definire la de-escalation delle terapie oncologiche» aggiunge Dario Trapani , oncologo medico Ieo e ricercatore all’Università Statale di Milano. «L’obiettivo è suggerire una metodologia per il disegno di studi di de-escalation potenzialmente per tutti i tipi di tumore – spiega ­- e offrire ai colleghi degli organi regolatori uno strumento per valutare terapie e approcci di cura innovativi volti a migliorare il profilo di tossicità dei trattamenti oncologici, mantenendo la stessa efficacia».

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