Al più importante Congresso mondiale degli oncologi parla anche l’altra metà del cielo

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ASCO 2023

Nelle sessioni plenarie del meeting Asco, il più importante congresso mondiale di oncologia che si è chiuso martedì 6 giugno a Chicago, circa la metà degli speaker era donna.

Il che vuol dire che non ci sono più solo uomini ad annunciare le maggiori novità mondiali sui progressi nella lotta contro il cancro e l’annuale meeting dell’American Society of Clinical Oncology ha confermato anche in questa edizione un’inversione di tendenza per quanto riguarda la presenza femminile, cresciuta significativamente negli ultimi anni.

A evidenziare la tendenza è l’Associazione Women For Oncology Italy (W4O Italy), la cui presidente Rossana Berardi, insieme a una parte del Direttivo, era presente a Chicago. «Si tratta di un dato molto positivo – sottolinea Berardi – che deriva da un impegno concreto che ASCO si è assunto negli ultimi anni e che finalmente ripaga in termini di rappresentatività. Certo, c’è ancora strada da fare, tuttavia il segnale è importante e sarebbe opportuno che in Italia si prendesse spunto da quanto accade all’estero per limitare sempre congressi con relatori esclusivamente uomini, anche se ci sono casi positivi anche nel nostro Paese».

L'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) si sta già muovendo in una logica di “bilanciamento” nei propri eventi, come sottolinea Nicla La Verde, membro del direttivo di W4O Italy: «Bisogna prendere spunto da realtà come Aiom e Asco. Mentre, a livello europeo, non dobbiamo dimenticare l'ESMO, la Società europea di oncologia medica, che a suo tempo indicò proprio i Manels come uno degli indicatori di disparità attenzionando il problema grazie anche alla task force costituita con Women For Oncology».

Il tema è infatti proprio quello dei cosiddetti “Manels”, parola che unisce i termini “Man” e “Panel” per indicare la prassi di escludere relatrici donne nei consessi scientifici anche di notevole importanza. Un fenomeno che persiste ancora, ma che, secondo uno studio pubblicato su JNCI Cancer Spectrum, vede in crescita, sebbene ancora in minoranza, il numero di donne che hanno preso la parola nei panel di ASCO: secondo lo studio, su 670 panel considerati nei tre meeting svoltisi tra il 2018 e il 2021, in media circa il 47,7% dei relatori era donna. Una proporzione in crescita: passata dal 41,6% di donne del 2018 al 54% del 2021. «Non c’è solo questo aspetto» commenta Berardi. «ASCO è solito organizzare anche degli spazi attivi per le donne – precisa - utili per fare network e stimolare la loro carriera. Vi sono momenti di confronto liberi e altri più strutturati, con servizi specifici anche per le professioniste che hanno figli. Sicuramente un modello a cui ispirarsi. Le oncologhe contribuiscono al progresso della ricerca: meritano spazio anche quando la comunità scientifica si riunisce e si confronta pubblicamente».


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