“Piccole parole in alberi di pensieri”

Il mio è un invito a leggere con attenzione e magari con un pizzico di curiosità questa piccola antologia di scritti tutti in chiave femminile. Le autrici sono le donne dell’Andos/Circolo degli Abbracci di Chioggia.
Sono scritture che spuntano dal pascolo della quotidianità, alla ricerca tuttavia di un altrove. Quella quotidianità di volta in volta desertica, avvilente o opaca, come una scatola piena di minutaglie su cui, secondo un pregiudizio consumato, non vale la pena esprimersi e tanto meno scrivere. Le parole scritte che incontrerete, invece, senza perdere la radice conficcata nel vissuto, assumono, non di rado, valenze che oltrepassano la sfera del contingente. Rimangono, è vero, parole delle piccole cose, quasi invisibili, che affiorano solo grazie alla fatica congiunta all’audacia. Eppure sono capaci di sollevare interrogativi e risonanze in ambiti più vasti.
E’ legittimo chiedersi se questi testi possono essere offerti ad una lettura pubblica. Lo giudicheranno le lettrici e i lettori - si potrebbe rispondere. Ma prima che essi si mettano all’opera, è giusto dichiarare quali riflessioni hanno preceduto la pubblicazione. Le autrici si sono chieste: chi è piccolo e consapevole del proprio limite, può servirsi della parola scritta per esprimere parti di sé che nel parlato restano sottintese?
In tutta umiltà, hanno creduto alle affermazioni della grande filosofa spagnola, Maria Zambrano, secondo la quale chi scrive vuole dire il segreto, ciò che non si può dire con la voce perché c’è troppa verità. “La verità di ciò che succede nel segreto seno del tempo è il silenzio delle vite -dice - … ma quello che non si può dire è ciò che si può scrivere”.
Lentamente e per gradi si sono anche convinte che scrivere è di per sé un atto di deferenza nei confronti della lingua: praticarla attraverso la scrittura, soprattutto nella nostra isola dialettale, significa non solo conoscerla maggiormente, ma anche esplorarne le sorprendenti potenzialità, oltre che farla conoscere diffondendone l’uso. Successivamente si sono chieste quale materia affrontare scrivendo.
Hanno sbrogliato il bandolo della matassa scegliendo di scrivere ciò di cui fanno esperienza ogni giorno: la loro soggettività di donne, le relazioni interpersonali, gli affetti, il desiderio di conoscenza, l’espressività, il mondo osservato dalla finestra di casa. Sono temi semplici e scontati? Io non lo credo, perché essi stanno alla base del nostro mondo comune. Certo spetta alle lettrici e ai lettori giudicare l’efficacia espressiva di questi testi, con un’ultima avvertenza.
Il sottaciuto di questi scritti, il rovescio vien da dire, sono il silenzio o la reticenza, l’assentarsi da ogni discorso, il ripiegarsi, abbandonando i tentativi e lasciando affondare i desideri nel vecchio solco dell’abdicazione. Non starò a dilungarmi su ciò che tutti sanno: le donne raramente si espongono sul piano così sdrucciolevole, così ostico della scrittura, soprattutto se ad essa ci si è accostate per caso o con artigianali mezzi di fortuna.
Queste donne hanno scelto, invece, l’ardire dello scrivere. Senza cambiare vita. Mantenendo l’attaccamento alle proprie abitudini, agli equilibri del proprio pianeta privato, ma apportando variazioni di una certa entità nello spartito. Potenziando tempi e modi dello scambio culturale. Accrescendo la dedizione alle letture e ampliando il recinto delle relazioni sociali per attingere a molteplici fonti cognitive ed esistenziali. Guadagnando spazi in cui misurarsi con lo scrivere: taglio, imbastitura e cucito di narrazioni che stanno tra il provvisorio e il sospeso. Narrazioni che hanno il sapore di ogni inizio. Che stanno ( e forse staranno a lungo) in una crepuscolare titubanza.
 

Anna Pambianchi
Coordinatrice culturale dell’Andos/Circolo degli Abbracci


Nota della Redazione:
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